In Messico è iniziato il processo di smobilitazione delle autodefensas: entro il 10 maggio, presso 28 località, saranno consegnate e registrate le armi in possesso dei gruppi di autodifesa alle autorità federali. Durante questa settimana, la smobilitazione è già avvenuta presso i municipi di Coalcomán de Vázquez Pallares, Parácuaro e Nuevo San Juan Parangaricutiro dello Stato del Michoacán, situato nella parte centrale del Messico. Alfredo Castillo Cervantes, alla guida della Comisión para la Seguridad y el Desarrollo Integral de Michoacán, ha dichiarato che si tratta di un ulteriore passo per ristabilire l’ordine e raggiungere la tranquillità nell’area, una delle più colpite dalla criminalità organizzata.
I membri dei gruppi di autodifesa sono, pertanto, obbligati a far registrare le proprie armi presso le autorità competenti e hanno la possibilità di integrarsi al Cuerpo de Policía Rural del Estado, così da inquadrare legalmente la loro azione. I civili non potranno conservare le armi “di uso esclusivo delle forze armate” e, qualora le armi in loro possesso fossero legalizzate, “non potranno essere esibite in pubblico”. A tal proposito, il governo messicano ha annunciato che dal 10 maggio “non ci potranno più essere persone armate per le strade”.
Le autodefensas sono gruppi armati di cittadini costituiti in quasi tutto il Messico, in particolare negli Stati di Guerrero e Michoacán, per proteggere le loro comunità dai cartelli della droga, impegnandosi in alcuni casi in operazioni congiunte con le forze militari. La rapida crescita delle autodefensas e la forte ondata di violenza nel Paese, ha costretto il governo federale di intervenire ricorrendo a promuovere azioni di disarmo e smobilitazione dei gruppi di autodifesa.
Ci s’interroga se questa transizione avverrà senza intoppi: dei comuni cittadini, dopo aver rischiato di rimettere in prima persona la propria vita per proteggere la loro comunità, accetteranno volentieri le condizioni poste dal governo messicano?