Mentre si celebrava ieri, il 2 aprile, il 33esimo anniversario dello scoppio della c.d. Guerra delle Falkland tra Argentina e Gran Bretagna, la presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner ha annunciato la desecretazione, entro il termine di trenta giorni, dei documenti di stato inerenti il conflitto, annunciando al tempo stesso la futura annessione all’Argentina, con mezzi pacifici, delle isole Falkland, che gli argentini chiamano Malvinas.
Il conflitto del 1982
Trentatré anni fa, il 2 aprile 1982, scoppiava il conflitto anglo-argentino delle Falkland, quando la giunta militare argentina, al termine di estenuanti trattative diplomatiche con la Gran Bretagna, decideva di avviare un’invasione militare delle isole.
Il conflitto aveva termine, a favore del Regno Unito, poco più di due mesi dopo, e faceva registrare un bilancio di 649 soldati argentini e 255 soldati inglesi morti. Perdevano la vita anche tre abitanti delle isole. 123 argentini deceduti nel corso delle operazione rimanevano non identificati.
Le intenzioni dell’Argentina
Il capitolo, però, rimane aperto. Nonostante un referendum, celebratosi nel 2013, aveva visto il 99,8% dei votanti delle isole esprimersi a favore della bandiera britannica, la presidenza argentina Fernández ha riportato la questione all’attenzione della comunità internazionale, dichiarando apertamente l’intenzione di annettere le isole all’Argentina, e denunciando l’assurdità di una situazione che si qualificherebbe come un residuato del colonialismo.
La risposta inglese
Le intenzioni dell’amministrazione argentina, già chiare da svariate settimane, hanno determinato un innalzamento del livello di rischio di un’escalation militare nell’area, convincendo il Regno Unito a presentare un piano di investimento del valore di 180 milioni di sterline in difesa dei territori oltreoceano. Piano presentato da Michael Fallon in Parlamento, per contrastare la “continua intimidazione” argentina nelle Falkland, e approvato dal Primo Ministro inglese David Cameron.
Le dichiarazioni della presidente argentina
La risposta argentina non si è fatta attendere. La presidente Fernández avrebbe definito le misure adottate da Westminster “provocatorie”, ma, allo stesso tempo, nella giornata di ieri, il “Giorno dei Veterani” – come viene chiamato in Argentina –, avrebbe dichiarato che sebbene l’annessione delle isole all’Argentina sia una priorità, essa non avverrà per mezzo dell’uso della forza, ma con metodi pacifici e grazie al diritto internazionale.
Le ragioni dell’escalation
Le ragioni dell’escalation sono molteplici. Se da un lato l’Argentina da lungo tempo afferma la sua sovranità sulle Falkland, a seguito dell’indipendenza dalla Spagna, la Gran Bretagna ha sempre risposto per le rime, sbandierando il suo indiscusso controllo delle isole. D’altra parte, in Argentina, anche coloro che vedono nella campagna militare del 1982 un atto attribuibile all’arroganza della dittatura, sono disposti a giustificarla in nome di un meglio non precisato patriottismo, che rivendica la sovranità argentina sulle isole.
Tuttavia, ad opinione di taluni, dietro le recrudescenze circa il controllo delle Falkland, si nasconderebbero altre ragioni. Si fa notare, innanzi tutto, che recentemente sarebbero stati scoperti vasti giacimenti petroliferi al largo delle isole, probabilmente ambiti tanto dalla presidenza argentina quanto da quella inglese. Ma, secondo alcuni analisti del Guardian, quotidiano inglese, la mossa della Fernández dovrebbe interpretarsi come un tentativo di distogliere l’opinione pubblica dalle problematiche interne che di recente ne avrebbero compromesso la popolarità, riaffermando, come aveva fatto la Thatcher all’inizio degli anni ’80, la propria leadership di ferro.