Non ci sono altre parole per definire la situazione in Ucraina: nelle regioni sud orientali si stanno consumando le fasi iniziali di una guerra civile – così ha riferito il capo dell’operazione anti-terrorismo – che si annuncia ancora più sanguinosa di quanto finora abbiamo visto; oltre che pericolosissima per l’equilibrio geopolitico internazionale che, proprio riguardo ai fatti ucraini, si sta dimostrando più fragile del previsto.
Venerdì sera a Odessa, città portuale sul Mar Nero, sono morte 42 (forse 46) persone, 21 erano poliziotti, altre 125 sono rimaste ferite durante una lunga guerriglia scoppiata quando manifestanti filorussi hanno contestato una manifestazione in favore dell’unità nazionale ucraina. Oltre ai morti negli scontri di piazza, al tragico bilancio, bisogna aggiungerne altri 38 (almeno così si presume visto che, il rapporto del ministero dell’Interno, non è chiaro sulla conta delle vittime): alcuni manifestanti filorussi che, per proteggersi dai violenti scontri di piazza, avevano trovato rifugio in una sede dell’Unione dei Sindacati, sono stati investiti da un incendio provocato dal lancio di bombe molotov da parte della fazione opposta, chi si è gettato dalla finestra per non essere arso vivo è stato bastonato dai nazionalisti; la polizia ha effettuato 130 arresti per il terribile rogo, sono stati proclamati 3 giorni di lutto.
Tutto ciò accadeva mentre le forze armate ucraine stavano continuando con determinazione l’operazione antiterrorismo nei confronti delle roccaforti filorusse nell’Est: anche su questo fronte non si può essere certi del numero delle vittime, comunque ce ne sono sia dalla parte dei filogovernativi sia da quella dei “federalisti”; sicuramente negli scontri di ieri, nei pressi di Slovyansk, ci sono stati molti feriti e tre elicotteri di Kiev sono stati abbattuti con sistemi missilistici portatili di cui le forze indipendentiste sono in possesso.
Il reggente del dicastero dell’Interno di Kiev, Arsen Avakov, non ha intenzione di far ripiegare l’esercito, che avrebbe riconquistato la metà delle (almeno) 10 città in precedenza sotto lo stretto controllo dei pro Mosca: lo stesso Avakov ha confermato la notizia che lo scontro oggi è proseguito nei pressi e dentro la città di Kramatorsk, sempre nell’incandescente Oblast di Donetsk, da quanto è dato sapere le sparatorie sono ancora in corso su tutto il territorio cittadino (forse 10 i morti fino a questo momento).
L’auto-proclamatosi sindaco di Slovyansk, Ponomaryov, anche se nel bel mezzo di un inferno – in mattinata aveva dichiarato come una decina di abitanti di una piccola cittadina fossero stati massacrati da esponenti del “settore destro” – ha posto fine al “rapimento” degli osservatori OSCE ponendo le basi per una possibile distensione: i 12 osservatori (uno era stato liberato nei giorni scorsi per motivi di salute) “sono miei ospiti e non voglio che rimangano feriti” ha detto il leader dei filorussi; tuttavia sembra che le condizioni del dialogo poste durante l’incontro di Ginevra siano completamente saltate: Putin ha affermato, sorprendendo tutta l’opinione pubblica internazionale, di non avere più il controllo sulle fazioni filorusse – “adesso è in ballo la vita stessa di queste persone” – e lanciando il suo personale j’accuse al governo ucraino, “mandante” dei morti di Odessa, ha chiesto “come è possibile che a Kiev e Washington si pensi alle elezioni del 25 Maggio?”. Europa e Usa gli hanno risposto manifestando l’intenzione di passare alla fase 3 delle sanzioni.