Già piagati da condizioni di vita insostenibili, i rifugiati palestinesi del campo profughi di Yarmouk, a pochi chilometri da Damasco, si sono trovati a fronteggiare l’avanzata dell’ISIS, favorita dal gruppo qaedista Al Nusra.
L’assalto dei militanti dell’Isis
Mercoledì 1 aprile giungeva la notizia che una larga porzione del campo profughi di Yarmouk in Siria era stato conquistato dalle brigate dell’ISIS, favorite nella loro avanzata dal braccio siriano di Al Qaeda, il fronte Al-Nusra.
Secondo testimoni le cui identità rimangono riservate, pare che i militanti dell’ISIS abbiano attaccato il campo dai quartieri a sud-ovest, e si siano scontrati con le forze siriane di opposizione al regime del Presidente Assad.
Il campo profughi
Negli ultimi anni, il campo profughi, già teatro di violenti scontri tra le forze governative di Bashar al Assad e i gruppi ribelli, ha visto la propria popolazione, ridotta allo stremo da un assedio senza tregua, decrescere esponenzialmente da uno stimato numero di 200 mila rifugiati (altre fonti riportano un numero di addirittura 800 mila residenti circa), di cui una larga parte palestinesi, a circa 18 mila persone. Moltissimi sarebbero morti di stenti (taluni parlano di 100 mila anime); tanti altri sarebbero fuggiti verso altre parti della Siria, o nel vicino Libano.
Le apparenti ragioni dell’assalto
Alcuni residenti del campo profughi ritengono che in radice all’assalto da parte delle milizie dell’ISIS vi sia l’arresto di vari combattenti del Califfato, che avrebbero ucciso un importante esponente del gruppo anti-Assad Bait al-Maqdis, operante nell’area.
La controffensiva dei ribelli anti-Assad
Gli scontri si sono protratti per un paio di giorni nel caos generale. Fonti del posto hanno riferito di bombardamenti sul campo profughi, la cui provenienza, se dall’esercito siriano o dai gruppi ribelli, rimane ignota.
Nella notte tra l’1 e il 2 aprile, tuttavia, pare che i gruppi palestinesi e siriani anti-Assad abbiano avuto la meglio sui sedicenti guerriglieri del Califfato.
Le possibili conseguenze politiche
Da un punto di vista puramente politico, si teme che l’ISIS possa prendere di mira altri campi profughi al fine di delegittimare i propri rivali, tanto pro che anti-Assad. D’altro canto, taluni ritengono che i palestinesi di Yarmouk possano rivolgersi ad Assad, l’unico che potrebbe garantire l’accesso, tanto implorato dall’ONU, di aiuti umanitari nel campo profughi.
Le conseguenze umanitarie
Bisogna sottolineare, tuttavia, che ancora una volta chi si trova costretto a pagare il prezzo più caro è la popolazione civile, che da anni è intrappolata tra un conflitto, tutto interno al campo profughi, tra fazioni ribelli rivali tra loro, e l’assedio senza fine delle forze governative, che hanno ridotto l’area ad un cumulo di macerie.
Chris Gunness, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) per i palestinesi nel Vicino Oriente, si è detto estremamente preoccupato per la sicurezza della popolazione palestinese e siriana del campo profughi, auspicando un immediato “cessate il fuoco”.