“Venni inviato per seguire l’inchiesta su Mastella a Napoli ed ero seduto al bar Gambrinus sotto la prefettura, a fare colazione con altri quattro colleghi. Alle tre del pomeriggio arrivò un funzionario della prefettura con cinque chiavette Usb. Ognuna con 450 pagine di intercettazioni”. Così Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, nel corso della puntata di Porta a Porta andata in onda mercoledì sera.
Il giornalista fa riferimento alla famosa inchiesta di Santa Maria Capua Vetere (poi trasferita a Napoli) che all’inizio del 2008 travolse l’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e sua moglie, Sandra Lonardo – che in quel periodo ricopriva l’incarico di presidente del consiglio regionale della Campania.
Il 16 gennaio 2008, in seguito al provvedimento di arresti domiciliari nei confronti della moglie, Mastella rassegnò le proprie dimissioni da ministro, dando il via alla crisi che portò alla caduta del governo Prodi.
E proprio l’ex premier, commentando la rivelazione di Sorgi, ha puntato il dito contro un certo uso delle intercettazioni, le quali “funzionano come un orologio svizzero. Vengono diffuse alla bisogna” e “usate un giorno per far saltare un governo, un giorno per creare una carriera, un giorno per distruggerla. Un giorno per demolire un’alleanza, un giorno per costruirla”.
Guerini: “Intervento con largo consenso su intercettazioni”
Sulla questione intercettazioni – argomento “caldo”, alla luce delle vicende che hanno riguardato Lupi e D’Alema – oggi è intervenuto anche Lorenzo Guerini. “Il tema è delicato, perché se siamo tutti d’accordo nel dire che non è giusto che le conversazioni di persone non indagate finiscano sui giornali, lo siamo pure nel dire che va salvaguardato il sacrosanto diritto di cronaca nei confronti di chi riveste un ruolo pubblico”, dice a La Stampa il vicesegretario del Pd, secondo cui “si può pensare ad un intervento legislativo sulle intercettazioni, ma equilibrato e costruito con un largo consenso di tutti gli attori in campo, politica, magistratura e mondo dell’informazione”.
A chi accusa il suo partito di “interventismo” solo ora che il tema coinvolge anche esponenti del Pd, Guerini replica: “Se ci sono stati dei ritardi non si può dare la colpa a chi si fa carico ora della questione”.
Dopo il rimpasto di governo Guerini nega che il governo sia divenuto un monocolore Pd, e sull’Ncd afferma: “Noi non entriamo nelle questioni interne di altri partiti. Ogni gruppo fa le scelte che ritiene più giuste. E sul tema degli equilibri di governo, Alleanza Popolare ha un peso significativo con dicasteri importanti, guidati da figure di spessore. Poi è chiaro che sulla scelta dei ministri c’è un confronto obbligato col premier da cui uscirà la scelta migliore”. “Il tema della parità di genere – sottolinea quindi il vice di Renzi – è importante e tutti devono assumersene la responsabilità”.