Isis, Yarmouk: nonostante le notizie dei giorni scorsi, che sembravano confermare una ritirata dei militanti dell’Isis dal campo profughi di Yarmouk, si apprende, da fonti ufficiali delle Nazioni Unite, che i guerriglieri del Califfato avrebbero conquistato il novanta per cento del campo.
Le dichiarazioni dell’UNRWA
Il Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) per i Rifugiati Palestinesi, Pierre Krähenbühl, ha dichiarato che i civili intrappolati nel campo profughi di Yarmouk, pochi chilometri a sud di Damasco, sono “più disperati che mai, la situazione si è capovolta. In questo momento è semplicemente troppo pericoloso entrare a Yarmouk”. In questo modo avrebbe descritto la situazione del campo profughi, aggiungendo che “in questo momento, ciò che affolla la mente degli abitanti di Yarmouk è la mera sopravvivenza”.
Queste dichiarazioni si aggiungono a quelle di un altro portavoce dell’UNRWA, Chris Gunness, il quale, lunedì 6 aprile, descriveva la situazione di uno dei più vasti campi profughi del Medio Oriente come “oltre il disumano”.
I combattimenti
Sebbene le notizie che giungono da Yarmouk siano frammentarie e spesso confuse, appare chiara la portata del disastro umanitario imminente. Se in un primo momento i miliziani del Califfato si erano scontrati con il gruppo armato palestinese Aknaf Beit al-Maqdis, vicino ad Hamas, e taluni gruppi ribelli siriani, pare che lunedì le forze governative di Assad, spaventate dalla possibilità che lo Stato Islamico possa arrivare a Damasco, avrebbero cominciato a bombardare il campo profughi.
Poco chiara appare anche la posizione del Fronte al-Nusra, che pareva essersi alleato con i miliziani dell’Isis, ma che sino ad ora si è dichiarato neutrale, essendo apparentemente più interessato a conquistare terreno al nord contro le forze governative.
Il blocco agli aiuti umanitari
Nel frattempo, la popolazione rimasta a Yarmouk si trova costretta a soffrire condizioni di vita inenarrabili, senza peraltro poter fuggire dal campo profughi. I guerriglieri del Califfato, infatti, pattugliano i confini di quel novanta per cento dell’area che testimoni ritengono essere caduta nelle mani delle bandiere nere dell’Isis, impedendo il passaggio di qualsiasi aiuto umanitario.
Le evacuazioni di civili e il bilancio attuale
Domenica, un centinaio di rifugiati sarebbero stati evacuati dal campo di Yarmouk per trovare rifugio a Damasco. L’Independent, testata giornalistica britannica, riferisce che circa 2000 rifugiati sarebbero riusciti a fuggire da quando il campo profughi è stato invaso dai miliziani. Fonti giornalistiche riferiscono di 26 morti dallo scorso mercoledì, ma, stando a fonti mediche, il bilancio potrebbe essere ben più grave. Alcuni testimoni hanno riferito che i miliziani avrebbero cominciato a decapitare i prigionieri.
Le richieste di un “cessate il fuoco”
L’UNRWA ha auspicato un “cessate il fuoco” generalizzato e il rispetto del diritto internazionale di guerra, in particolar modo con riguardo alla protezione dei civili, nonché, soprattutto, l’accesso di aiuti umanitari a Yarmouk e la possibilità di procedere ad una evacuazione dei civili rimasti senza ulteriori spargimenti di sangue. Le richieste sono state reiterate dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Zakaria al-Agha, esponente dell’Organizzazione per la Liberazione della Pelstina (OLP), ha riferito, durante una conferenza stampa a Gaza, di colloqui tra la Mezzaluna Rossa e l’ONU al fine di trovare una soluzione per poter evacuare i civili dal campo profughi. Si apprende, inoltre, che il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas sta cercando il sostegno di altri paesi arabi e di agenzie internazionali allo stesso fine.