Immigrati: 170 mila sbarchi nel 2014, ma meno della metà chiede asilo in Italia
I dati definitivi sugli sbarchi degli immigrati in Italia sono ormai noti, 170 mila nel 2014, ovvero circa 4 volte il 2013, e molto più del precedente record del 2011, anno della crisi libica, quando erano stati quasi 63 mila.
Lo vediamo nel seguente grafico:
E il 2015 era iniziato con un ulteriore aumento, con circa 1000 sbarchi in più al mese come vediamo:
Tuttavia le ultime notizie dal Viminale aggiornate al 24 marzo segnalano un calo, 10132 contro 10744 del 2014. Di fatto si tratta di una stabilità su livelli molto alti.
Quello che è radicalmente cambiata è stata la distribuzione degli immigrati nei vari centri di accoglienza: se nel 2013 era stata la Sicilia a reggere il peso dell’accoglienza, con ben il 55% delle persone sbarcate ospitate nella regione, seguita dalla Puglia con il 20% e dalla Calabria con il 14%, al febbraio 2015 la situazione della distribuzione dei migranti è la seguente:
La Sicilia ora accoglie solo il 21% degli immigrati, la Puglia è scesa al 9% e la Calabria al 7% e sono stati coinvolti in modo più pesante Lazio, con il 13%, e la Lombardia, con il 9%.
Questo cambiamento produce come prima conseguenza il fatto che aumenta parallelamente anche l’allarme sociale di coloro che vedono come un pericolo l’evenienza che questi immigrati si fermino in Italia, essendo non solo molti più di prima, ma anche più distribuiti in ogni regione rispetto agli altri anni.
Eurostat in realtà ci dice che nonostante l’Italia sia totalmente in testa come destinazione degli sbarchi, è meno preferita degli altri Stati della UE nelle richieste di asilo politico, ovvero l’obiettivo principale degli sbarchi stessi.
Naturalmente rispetto agli anni precedenti queste richieste di asilo sono largamente aumentate, si è passato a 626 mila, rispetto ai poco più di 200 mila del 2008.
L’aumento dal 2013 al 2014 è del 44% a livello europeo, che diventa un +143% in Italia, che tuttavia non basta a porre il nostro Paese nella media europea.
Come vediamo di seguito vi è in Italia 1,1 richiedente per migliaio di abitanti, contro una media europea di 1,2. C’è voluta una situazione di emergenza come la guerra in Siria e in Libia per fare avvicinare l’Italia alla media, senza raggiungerla, considerando anche la specialissima posizione geografica del nostro Paese.
Come vediamo se l’Italia ha raggiunto e superato la Francia nelle domande di asilo, in testa rimane saldamente la Germania con più di 200 mila richieste da parte di immigrati, seguita dalla piccola Svezia, con 81 mila, che è anche in testa al rapporto tra richiedenti ed abitanti, 8 volte la media europea. Sopra la media anche Ungheria, Austria, Danimarca, naturalmente la Germania.
Quello che emerge è che l’Italia non è percepita dai tantissimi immigrati in arrivo come la principale destinazione, vi è il tentativo di spostarsi in altri Paesi, la Germania o quelli scandinavi, in cui chiedere asilo. Si vede molto bene questo fenomeno osservando le nazionalità dei richiedenti asilo.
Il gruppo di immigrati che ha incrementato maggiormente le richieste di asilo è quello dei siriani, in fuga dalla guerra civile:
Come si vede i siriani hanno superato 120 mila nel 2014, molti più di afghani e kosovari, in passato le nazionalità più presenti tra i richiedenti asilo.
Nonostante questi dati, e nonostante il fatto che l’Italia sia il Paese in cui vi è stato il maggiore aumento di richieste, non sono i siriani al primo posto, e neanche al secondo e al terzo, tra le nazionalità dei richiedenti, come è in Germania, Svezia, Danimarca, e a molti altri Paesi.
Sono invece nigeriani, maliani e gambiani quelli che si fermano a richiedere asilo in Italia, molto probabilmente ex lavoratori in Libia, ma ormai anche provenienti direttamente dall’Africa sub-sahariana prima di finire tra le grinfie degli scafisti.
L’evidenza finale è che le grandi cifre degli sbarchi, mediaticamente molto sbandierate, si trasformano poi in numeri molto più piccoli, probabilmente sfoltiti soprattutto dai siriani che cercano di proseguire verso Nord, e non risultano essere molto rilevanti in proporzione ai milioni di immigrati già presenti nel nostro Paese.