Se dovesse servire, l’Italia è disponibile anche ad inviare un contingente di peacekeeper. Così il ministro della Difesa Roberta Pinotti, in un’intervista a Repubblica, torna sulla crisi ucraina e sottolinea: “non possiamo stare a guardare. Certo, senza agire da soli, ma attraverso l’Onu, la Nato e l’Unione europea. Anche la Russia – continua Pinotti – ha ammesso che i rivoltosi sul campo sono sfuggiti a ogni controllo. Nessuno ha avanzato la richiesta di caschi blu italiani – precisa il ministro – parlare di invio di peacekeeper è prematuro, ma dobbiamo essere ponti. Al momento il nostro sforzo politico e diplomatico è quello di tornare indietro sullo spirito dell’ accordo di Ginevra”.
Il ministro si sofferma sul contingente italiano di interposizione inviato in Libano nel 2006, in occasione del conflitto con Israele: “i nostri militari sono lì, fanno il loro dovere e da allora non ci sono stati più scontri”. Poi riflette sul dibattito sui tagli agli F-35: “in Italia, purtroppo, c’è ancora poca cultura della difesa; difesa significa proteggersi. E per farlo a volte occorrono anche delle armi sofisticate. Oggi questo aereo sembra diventato il simbolo del male, ma mi sembra che ciò sia dovuto soprattutto alla campagna elettorale in corso”. Quanto ai tagli alle spese militari, dice: “da qui al 2024 gli effettivi passeranno da 190 a 150mila, i civili da 30 a 20mila, ci sarà una riduzione del 30% degli ufficiali. Abbiamo individuato oltre 380 caserme da chiudere e 1.500 cespiti militari da mettere a disposizione della comunità. Nessun’ altra amministrazione ha fatto altrettanto”.