Da Parigi – In pochi si aspettavano una tale spaccatura in un partito a “conduzione familiare” come il Front National, nel quale si sta consumando un vero e proprio parricidio politico. Il leader Marine Le Pen, intervenuta nella serata di giovedì sul canale nazionale TF1, ha rimarcato nuovamente le distanze dal padre (nonché fondatore e presidente onorario del movimento) Jean-Marie, dopo le polemiche dei giorni scorsi per via dell’intervista-choc concessa alla rivista di estrema destra “Rivarol”, nella quale ribadì alcune discusse posizioni assunte in passato – dalle camere a gas naziste “Dettaglio della Storia” al “Siamo governati da immigrati”, con riferimento alle origini spagnole del Primo Ministro Manuel Valls.
“Ho deciso l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Jean-Marie Le Pen”, ha annunciato al Tg la pasionaria populista, “che sarà convocato davanti all’Ufficio Esecutivo del Front National [previsto per il 17 aprile, ndr]”. Marine ha poi aggiunto, tradendo una certa amarezza: “Jean-Marie Le Pen dovrebbe dar prova di saggezza e rinunciare alle sue responsabilità politiche e pubbliche”. Quale sarà il destino del discusso ex parà?
Jean-Marie a rischio
Il canale all-news BFMTV ha passato in rassegna lo statuto del Front National, che all’art.8 prevede la possibilità che un membro del partito possa essere escluso o radiato per colpa grave da parte del Presidente, dal Consiglio di Amministrazione o dall’Ufficio Esecutivo, le cui decisioni sono senza appello.
Proprio quest’ultimo organo giudicherà dunque la posizione della storica icona dell’estrema destra francese, sulla cui carica di Presidente Onorario – concepita ad hoc dopo il Congresso che incoronò MLP nel 2011 – non esistono tuttavia regole chiare per quanto riguarda durata (Jean-Marie sostiene che tale ruolo gli spetta “a vita”) e modalità di interruzione.
L’Ufficio Esecutivo è composto, tra gli altri, dagli stessi Marine e Jean-Marie Le Pen, il deputato europeo (e sindaco di Hénin-Beaumont) Steeve Briois, il tesoriere Wallerand de Saint-Just, il compagno della leader Louis Aliot e dal vice-presidente e responsabile comunicazione Florian Philippot, vittima nei mesi scorsi del celebre scoop del settimanale scandalistico Closer che ne rivelò l’omosessualità. Il braccio destro di Marine Le Pen, nonché principale stratega della “Dédiabolisation” del partito, non è mai stato visto di buon occhio dall’86enne pluricandidato alla Presidenza della Repubblica: a Philippot è stata infatti affibbiata l’etichetta di “Énarque” (studente presso la prestigiosa École Nationale d’Administration, la “palestra” per eccellenza dei burocrati di Francia) ma soprattutto di “Chevénementiste”, dal momento che il suo esordio in politica avvenne con l’ex ministro mitterandiano e chiraquiano Jean-Pierre Chévènement, un “gollista di sinistra” noto per le sue posizioni anti-europee.
I dissidi sulla politica economica
Jean-Marie Le Pen ha spesso rimproverato alla rampolla la svolta anti-capitalista del Front National negli ultimi anni, che vedrebbe in Philippot uno dei principali artefici. Da storico ammiratore di Margaret Thatcher negli anni ’80, JMLP assiste ora ad una decisa virata della sua creatura verso lidi sempre più statalisti e massimalisti, dal ritorno al pensionamento a 60 anni alla tanto sbandierata uscita dall’Euro.
La politica economica di Marine, pur elaborata da un entourage ristretto di economisti ed esperti, è stata definita “collettivista” persino dal giornale satirico progressista “Le Canard Enchaîné” ed è indicata come il vero punto debole del nuovo FN, le cui proposte poco credibili rappresenterebbero di fatto un ostacolo all’allargamento del suo bacino elettorale a destra. Come del resto è stato riscontrato in occasione del secondo turno delle ultime Dipartimentali, quando a fregarsi le mani è stato l’UMP di Nicolas Sarkozy.
La nipote in ascesa
L’economia non è però l’unica “nota dolente” in seno al FN: sono anche le grandi questioni sociali a creare divisioni. In primis tra Marine Le Pen e la nipote Marion-Maréchal, fedelissima di nonno Jean-Marie. MMLP, il più giovane deputato della storia della V Repubblica (come lo fu anche il vecchio Le Pen negli anni 50-60), è il vero astro nascente della destra radicale ed è considerata una potenziale spina nel fianco per la zia, con la quale ha vissuto non pochi momenti di dissenso.
Il dibattito sulla teoria del “Grand Remplacement” (la progressiva sostituzione delle popolazioni di nazionalità francese con quelle di origine straniera, in particolare nordafricana), definita “complottista” da Marine e sostenuta da Jean-Marie e Marion-Maréchal Le Pen; i contrasti sulle singole personalità del partito, l’ex fondatore di GayLib Francia Sebastien Chenu – accolto da Marine e osteggiato dalla nipote – e il gran tessitore dei legami tra il FN e la Russia di Putin, Aymeric Chauprade, difeso dalla giovane Marion mentre la leader lo stigmatizzava per le esternazioni sulla “Lobby Omosessuale” e i paragoni tra Islam e Nazismo; il diverso atteggiamento tenuto rispetto all’associazionismo anti-gay della “Manif pour Tous”, che ha visto il coinvolgimento in prima linea di Marion e il silenzio di Marine.
Il nodo delle regionali
Non è un mistero che tra nonno e nipote, al di là del legame di sangue, intercorra un forte sodalizio dal punto di vista politico molto più che tra Jean-Marie e la figlia. Dopo le parole-dinamite del capo storico frontista a “Rivarol”, Marine Le Pen ne aveva escluso la candidatura alla presidenza della regione Provence-Alpes-Côtes d’Azur in vista del prossimo appuntamento elettorale di dicembre. Nicolas Bay, dirigente di spicco del partito, interpellato da iTélé ha preconizzato un’investitura di Marion-Maréchal per sostituire l’ormai delegittimato Jean-Marie.
La giovane, peraltro, era stata eletta in Assemblea Nazionale nella circoscrizione-dipartimento del Vaucluse (facente parte proprio della PACA), divenuto un “feudo” elettorale in cui il FN ha conquistato diversi cantoni alle Dipartimentali.
“Non mi presenterò alle Regionali in PACA finché Jean-Marie Le Pen mantiene la sua candidatura”, ha precisato Marion-Maréchal, anche se il recente veto di Marine al padre potrebbe rendere la sua candidatura una soluzione inevitabile. E perché no, una mossa per evitare ulteriori lacerazioni in un partito che già nel 1998 conobbe una scissione per questioni di famiglia (allora, il “dissidente” Bruno Mégret sbatté la porta a seguito della proposta di candidare la moglie di JMLP, Jany, alle Europee ’99) e la cui etichetta storica, come si vocifera da tempo, potrebbe presto lasciar spazio ad altra denominazione: un’ipotesi ancor più realistica laddove Jean-Marie Le Pen venisse davvero costretto a lasciare.
Se il Front National sopravviverà a Jean-Marie Le Pen, molto dipenderà dai rapporti tra la “conservatrice” Marion-Maréchal e il tandem Marine Le Pen-Philippot. Così come dalla volontà (o meno) di quest’ultima di “spegnere la Fiamma”.
Niccolò Inches
@niccolink