Durante la visita in Scozia di settimana scorsa, il Primo Ministro Boris Johnson ha ribadito l’infondatezza di un eventuale nuovo referendum sull’indipendenza per “almeno una generazione”, affermando che tale votazione “non sia necessaria” per gran parte degli scozzesi.
Johnson ha esortato i nazionalisti scozzesi a smetterla di “parlare in continuazione” di un altro referendum e di concentrarsi invece sulla ripresa dalla pandemia. Sempre durante questo viaggio, Johnson ha sottolineato il lavoro compiuto dalla Gran Bretagna per quanto riguarda la campagna di vaccinazione contro il coronavirus. Questo è stato citato da Johnson come esempio del modo in cui le nazioni costituenti del Regno Unito abbiano beneficiato degli sforzi congiunti.
Botta e risposta
Le dichiarazioni del Primo Ministro susseguono quelle dello Scottish National Party (partito attualmente al governo, con Nicola Sturgeon nel ruolo di Primo Ministro. Principale forza politica sostenitrice dell’indipendenza dal Regno Unito) su un eventuale referendum dopo le elezioni di maggio. Mike Russel, Segretario del gabinetto per la Costituzione, l’Europa e gli affari esteri della Scozia, ha presentato la “11 points roadmap”, un documento che spiega il percorso con lui la Scozia preparerebbe una nuova consultazione popolare. La tabella di marcia dice che l’SNP legifererebbe in merito ad un referendum, da indire dopo la fine della pandemia, solo se ci dovesse essere una maggioranza a favore dell’indipendenza nel parlamento scozzese alle elezioni.
Il partito ha aggiunto che, se necessario, procederà anche senza l’approvazione del governo britannico.
Il botta e risposta tra Johnson e l’SNP è proseguito per tutta la settimana. Il Primo ministro ha dichiarato che Westminster non dovrebbe approvare un altro referendum di questo tipo fino al 2050. Il governo scozzese e alcuni analisti hanno affermato, invece, che un referendum consultivo sull’indipendenza potrebbe essere tenuto sulla base della “Devolution Law” . Quest’ultima è una legge che ha ampliato le competenze legislative dei vari parlamenti e governi. Dopo la formazione degli organi di governo in Galles e Scozia nel 1997 e in Irlanda del Nord nel 1998, questa legge ha determinato quali competenze detengono i vari Paesi costituenti.
I sondaggi sul referendum in Scozia
Gli elettori scozzesi hanno rifiutato l’indipendenza col 55% delle preferenze nel 2014. Tuttavia, la Brexit e le presunte colpe del governo britannico nell’affrontare la pandemia sembrano aver indebolito il sostegno nei confronti del Regno Unito. Il sondaggio compiuto da Savanta ComRes ha rilevato che il 57% delle persone voterebbe per l’indipendenza scozzese in un nuovo referendum.
Alcuni analisti hanno affermato che, nel caso in cui Johnson continuasse a respingere l’approvazione di un secondo referendum, rischierebbe di inimicarsi gli elettori in Scozia che attualmente non sostengono l’indipendenza. Tuttavia, essi credono che la questione costituzionale dovrebbe essere un tema su cui gli scozzesi dovrebbero poter decidere.
I sondaggi mostrano che Johnson non gode di molta popolarità tra gli elettori scozzesi. Questo preoccupa alcuni dei suoi colleghi conservatori in Scozia, che temono che le sue visite nel Paese, non aiutino le prospettive del partito alle elezioni di maggio.