Vertice delle Americhe: la riunione dei leader continentali verrà ricordata soprattutto per la stretta di mano tra Obama e Raul Castro.
Vertice delle Americhe: la stretta di mano
Il VII Vertice delle Americhe è cominciato con un gesto altamente simbolico: Barack Obama, Presidente Usa, e Raul Castro, leader cubano, si sono stretti la mano ponendo fine, con molta probabilità, alla “guerra fredda” tra i due paesi che dura sin dal 1961.
Infatti, Obama e Castro si erano già stretti la mano al funerale di Nelson Mandela nel dicembre 2013, al gesto di oggi seguirà un incontro formale. L’ultimo incontro tra un presidente americano e un leader cubano risale al 1956, tre anni prima della rivoluzione guidata da Fidel Castro, gli interpreti in quel caso erano Dwight Einsenhower e il dittatore cubano Fulgencio Batista.
Il dialogo tra Obama e Castro presumibilmente verterà sulle modalità di ripresa delle relazioni bilaterali con attenzione particolare alla reciproca riapertura delle ambasciate. Tuttavia, a confermarlo anche Ben Rhodes, consulente senior di Obama, il principale ostacolo ai negoziati Usa-Cuba è la presenza dell’isola sulla blacklist americana degli stati “sponsor” del terrorismo.
Anche se Obama decidesse di togliere Cuba dalla lista nera (che comprende anche Sudan, Iran e Siria), l’ultima parola spetterebbe comunque al Congresso.
Vertice delle americhe: “mai più ingerenze”
Se i margini della distensione con Cuba si sono notevolmente allargati dall’annuncio congiunto di dicembre, sembra lontana dal risolversi invece la questione Usa-Venezuela. Il Presidente Maduro, arrivato a Panamà, non ha esitato a lanciare una forte provocazione all’indirizzo di Obama omaggiando il monumento alle vittime civili dell’invasione americana del 1989. “È finito il tempo dell’imperialismo” ha detto il presidente venezuelano.
D’altra parte Obama nel discorso rivolto ai 35 leader, ma colloquiando a distanza con lo stesso Maduro, ha cercato di abbassare i toni: “sono finiti i giorni dell’ingerenza statunitense in America Latina” ha detto il presidente americano tra gli applausi.
L’escalation della tensione sull’asse Washington-Caracas era cominciata con un decreto presidenziale che sanzionava alcuni funzionari venezuelani accusati di violazioni dei diritti umani; in occasione del vertice, alcuni funzionari Usa, hanno ridimensionato la portata del provvedimento descrivendolo come “simbolico” e, anche se espresso con un linguaggio provocatorio, “solo di routine”.