Si riparte. Nuovo avvio per lo “spesometro”, che vedrà nel 10, 20 e 30 aprile le scadenze per comunicare al Fisco i dati degli acquisti effettuati nel 2014 e superiori ai 3600 euro, IVA compresa. Ma il punto più delicato della misura è il divario tra spese e reddito dichiarato.
Infatti, lo spesometro fornisce dati al redditometro, oltre a tracciare il flusso dell’IVA. E se la logica del meccanismo sui redditi è di allinearli alle spese effettuato, risulta evidente la possibilità che un eccessivo scostamento tra i due valori rappresenti un problema. Per la precisione, la soglia massima di scostamento tollerata è del 20%, oltre la quale si procede all’invio di una lettera diretta al contribuente, cui si chiede di chiarire l’origine di determinati acquisti.
Spesometro e Fisco
Secondo Rossella Orlandi, nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate, lo strumento avrebbe garantito un maggiore controllo in particolare sui grandi capitali, anche se i dati 2013 forniti dalla Fondazione nazionale dei commercialisti parlano di controlli rivolti per la maggior parte a piccole imprese e professionisti. Tendenza ripetutasi nel 2014, in cui solo il 26% delle cifre oggetto di controllo ha riguardato i grandi contribuenti.
Con la legge di Stabilità dovrebbe debuttare anche la “compliance”, una sorta di redditometro 2.0, con la registrazione da parte del Fisco di tutti gli elementi a sua disposizione, dai ricavi ai compensi, sino al volume d’affari, varie deduzioni e detrazioni e anche i beni acquisiti. Anche qui, in caso di scostamento, sarà il Fisco a invitare il contribuente a chiarire la situazione. Un meccanismo che, secondo gli esperti, va tarato al meglio per evitare che le divergenze tra dati fiscali ed anagrafici di una famiglia di contribuenti possano portare ancora una volta ad un controllo rivolto più alle famiglie e ai piccoli contribuenti che ai grandi capitali.