Sta diventando sempre più difficile per gli ex deputati e senatori condannati in via definitiva, salvaguardare il diritto a mantenere il vitalizio.
La guerra tuttavia sembra tutt’altro che finita e le battaglie in Parlamento si giocano in punta di diritto con la recente consultazione di otto giuristi, chiamati ad esprime un parere sul caso.
Caso Cuffaro
Sergio Rizzo, dalle pagine del Corriere, spiega infatti come il caso di Salvatore Cuffaro, e la successiva interpretazione da parte dell’Avvocatura dello Stato abbia messo in allarme tutti quei parlamentari che ora stanno rischiano di perdere il vantaggio economico acquisito.
Secondo il parere dell’Avvocatura, per chi venisse colpito da condanne superiori a 5 anni con interdizione dai pubblici uffici come pena accessoria, il vitalizio non andrebbe semplicemente sospeso ma del tutto revocato.
L’ex presidente della Regione, condannato a 7 anni per favoreggiamento a Cosa Nostra e con un vitalizio regionale di 6mila euro al mese, secondo gli avvocati dello Stato, non potrebbe nemmeno appellarsi all’incostituzionalità della norma penale relativa alle pensioni richiamata nel parere, poichè il vitalizio essendo legato ad un mandato pubblico elettivo e non ad un rapporto di lavoro sarebbe cosa diversa rispetto alla pensione.
Vitalizio e Legge Severino
La vicenda Cuffaro e questo parere dell’avvocatura consentirebbe quindi di dar man forte a chi, come il presidente del senato Pietro Grasso, aveva già espresso la volontà politica di cancellare il vitalizio per quei senatori condannati ed incandidabili in base alla legge Severino. Inevitabilmente l’opinione in merito alla cancellazione dei vitalizi avrebbe trovato in parlamento un’ampia opposizione, distribuita trasversalmente in quasi tutti i partiti, considerato che oltre ai più noti casi come quello di Marcello Dell’Utri, molti altri parlamentari condannati per reati minori verrebbero coinvolti.
Per questa ragione sarebbe stata scatenata la controffensiva dei pareri pro veritate, espressi da nomi del calibro di Sabino Cassese, Michele Ainis, Alessandro Pace, Massimo Luciani, Giancarlo Ricci, Franco Gallo, Valerio Onida e Cesare Mirabelli. Per Rizzo l’esito degli incarichi, oltre alla salata parcella da pagare a ciascuno, sarebbe stata la massima confusione data dalla presenza di otto diverse ed autorevoli posizioni a riguardo.
Si prevede quindi che la riunione congiunta di mercoledì prossimo tra Camera e Senato in merito alla questione, dovrà tener sicuramente conto dei dettami della legge Severino e che di conseguenza la battaglia si giocherà sulla retroattività della norma. Tuttavia probabilmente non sarà l’interpretazione delle norme a risolvere il nodo della spinosa questione e forse solamente un auspicabile intervento politico potrebbe scioglierla definitivamente.
Riccardo Bravin