L’Italicum continua ad agitare i sonni del Partito democratico. Nonostante l’assist dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la minoranza dem non pare intenzionata a mollare.
Stefano Fassina, uno dei più agguerriti oppositori interni del renzismo, mette in chiaro le cose in un’intervista a Repubblica:”Nessuno vuole ricominciare da capo, ma il problema non è la legge elettorale, quanto il pacchetto Italicum-revisione del Senato che comporta un presidenzialismo di fatto, senza i necessari contrappesi. Credo che anche Napolitano abbia a cuore la funzione del Parlamento, che con queste riforme viene assolutamente marginalizzato e diventa, per il numero di nominati che lo comporranno, subalterno al potere esecutivo. Le riforme vanno completate, ma corrette. Si può chiudere la legge elettorale con un paio di emendamenti significativi alla Camera e approvarla in via definitiva al Senato entro l’estate. Perchè con il combinato disposto Italicum-nuovo Senato – ribadisce Fassina – chi arriva primo, a prescindere del consenso che riceve, prende tutto: ministri, presidente della Repubblica, giudici della corte. È un arretramento pericoloso della qualità della nostra democrazia”.
Area riformista: “Senza modifiche non lo votiamo”
Un’apparente chiusura arriva anche da Area Riformista, la componente più sostanziosa della minoranza, riconducibile al capogruppo Roberto Speranza. “Domani ascolteremo attentamente Renzi all’assemblea del gruppo della Camera, sapendo che è ancora aperta anche la partita delle riforme costituzionali. In Commissione – ha ricordato Matteo Mauri – la delegazione del gruppo deve riflettere la posizione ufficiale, mentre in Aula il discorso è diverso ed ogni deputato decide per proprio conto” per il principio dell’assenza del vincolo di mandato. “Non ci saranno colpi di mano e imboscate, perchè non appartengono alla nostra cultura politica”, ha dichiarato Mauri.
Ultimativi i toni della vicepresidente della Camera Marina Sereni: “Domani il Gruppo Pd della Camera dei Deputati si riunirà con Matteo Renzi per quello che tutti considerano il passaggio cruciale verso l’approvazione (o meno) della legge elettorale. Dall’esito di quella nostra riunione dipende, a me sembra, il prosieguo della legislatura. Per diverse ragioni, di merito e politiche. Capisco chi, in perfetta buona fede, pensa che si possa migliorare ancora ma non vedo davvero spazi realistici. Quanto alla riforma costituzionale, se ci fossero punti condivisi di miglioramento, non avrei timore ad aprire il confronto e a procedere in quella direzione”.
Guerini: “Bersaniani diranno sì”
Nonostante le avvisaglie di tempesta, il vicesegretario Lorenzo Guerini ostenta sicurezza: “Ci ascolteremo reciprocamente domani sera nella riunione del gruppo, poi si vedrà. Non credo ci siano tanti deputati del Pd disposti a non dare seguito in aula alle decisioni prese dal gruppo, altrimenti viene meno uno dei principi che regola la vita di un gruppo. Parliamo di lealtà e non di disciplina” ha dichiarato al Corriere della Sera.
“È sbagliato porre la questione in termini ultimativi, mentre è giusto considerare il percorso fatto fin qui. L’impianto originario dell’Italicum è stato modificato in più punti sostanziali, anche come esito del confronto con la minoranza”, dice Guerini. “Ora siamo in condizioni di chiudere. E continuare a spostare l’asticella chiedendo modifiche rischia di procrastinare la conclusione del percorso. Mettere la fiducia è una questione prematura. Il ministro Boschi ha detto con chiarezza che la fiducia è l’estrema ratio”, rileva Guerini. Sulla richiesta di dimissioni di Bersani dalla commissione Affari costituzionali “non mi addentrerei in ragionamenti ipotetici. Quanto al ruolo di capogruppo di Speranza, “per quanto mi riguarda non è in discussione”.
Renzi: “Riforme non sono Monopoli, ora si decide”
Matteo Renzi, nonostante tutto, tira dritto. “Entro l’anno il grande processo di riforma del paese, riforma costituzionale, legge elettorale, fisco, pa, lavoro e giustizia, sarà portato a compimento”. E più tardi parlando all’inaugurazione del salone del Mobile a Milano, il presidente del Consiglio aggiunge: “L’iter delle riforme e dell’Italicum in particolare non è il Monopoli, non si può ricominciare e tornare a Vicolo corto. Ora si decide, dopo anni e mesi di dibattiti e discussioni”.
Italicum, M5S a minoranza Pd, cambiamolo in commissione
“Se la minoranza Pd vuole in commissione possiamo ribaltare la legge elettorale”. È l’appello che lancia la capogruppo M5s alla Camera, Fabiana Dadone. “Noi siamo aperti e si dall’inizio fermi a migliorare questo provvedimento soprattutto nella parte che riguarda le preferenze. Ci aspettiamo che in Commissione la minoranza Pd sia coerente e non si autosospenda” aggiunge.