Elezioni Sudan: risultato scontato, crescita economica e vita della gente
Elezioni Sudan: ultimo dei tre giorni elettorali in Sudan per una consultazione scontata della quale si conosce già il vincitore. Ma come vive oggi la gente in Sudan? E nella più grande e storica città del paese, la capitale Khartoum? E quali speranze ha riposto in queste elezioni? E, ancora, la crescita economica degli anni passati è stata trasferita, almeno in parte, alla popolazione?
Opposizione disinnescata
Khartoum oggi è una delle più moderne città africane. Sorge sulla congiunzione del Nilo Azzurro e del Nilo Bianco sui quali svettano grattacieli, ponti, grandi palazzoni di vetro e acciaio. Sulle strade asfaltate e gonfie di traffico ci sono centri commerciali e imprese. Il bisogno di costruire negli anni ha spinto a cercare terreni nella vicina Omdurman, la città gemella sull’altra sponda del fiume che è cresciuta quasi come Khartoum.
A spingere questo sviluppo, a gonfiare questa crescita sono stati, tra la fine degli anni novanta e i primi del duemila gli immensi capitali cinesi che sono arrivati sul Sudan a pioggia. A quei tempi Omar Al Bashir aveva di che soddisfare i cinesi. Il Sudan era ancora il più grande paese africano e nel sud c’erano riserve di greggio infinite delle quali Pechino aveva un gran bisogno.
La ruota della fortuna però non gira sempre nello stesso verso. Nel 2011 il referendum per la secessione del sud passò a stragrande maggioranza e il Sudan perse la sua cassaforte petrolifera. Per Omar Al Bashir cominciarono i guai. C’erano i grattacieli e i centri commerciali, ma non c’era la benzina e la crisi che colpiva tutto il mondo si fece sentire anche in Sudan. Molti analisti erano convinti che il Sudan sarebbe finito tra i paesi nei quali si sarebbe manifestata una sorta di “rivolta araba” simile a quelle che agitavano i paesi del Maghreb.
Ci furono imponenti proteste di piazza, manifestazioni ma il regime riuscì a contenerle e soprattutto riuscì a mettere le varie anime dell’opposizione una contro l’altra, disinnescandole.
Il peggio è passato?
Ora il momento più brutto per Omar Al Bashir è passato e la sua diplomazia è riuscita a capitalizzare gli interessi cinesi – ma anche russi, indiani, coreani – indirizzandoli anche su altri settori: per esempio su quello agricolo e della coltivazione del cotone e di alcuni cereali per il quale i terreni alla congiunzione del Nilo sono particolarmente adatti. Il Sudan è uno dei paesi nei quali il cosiddetto Land Grabbing è più sviluppato.
E poi Omar Al Bashir ha un grande progetto nel cassetto. Non è un sogno, rischia di essere più che concreto. Cioè tornare a fare economia con il petrolio del sud dove ora c’è una guerra che non sembra avere sbocchi.
Con una capacità laica che non si addice ad un capo di stato con una storia come la sua ha offerto ai due contendenti al sud i suoi terminali di Port Sudan per commercializzare il greggio. Il sud non ha oleodotti, non ha tecnologie, non ha terminali appunto e il greggio rischia di essere una ricchezza immensa imprigionata in una bolla in mezzo all’Africa.
Il rivale africano di questo progetto è il Kenya che vorrebbe fornire tutto ciò che serve. Ma il Sudan ha già tutto, il Kenya deve costruire tutto.