Cina: la seconda economia mondiale rallenta. Nel primo trimestre del 2015, la crescita del colosso asiatico si ferma al 7%.
Cina: mai così lenti dall’inizio della crisi
La crescita economica della Cina, nei primi tre mesi del 2015, si è fermata al 7%, toccando il livello più basso dall’inizio della crisi cominciata nel 2009. Nello scorso trimestre, conclusosi a dicembre, aveva raggiunto il 7,3%. I primi problemi sono emersi nel 2014, quando l’economia cinese è cresciuta al ritmo del 7,4% il più lento mai registrato a partire dal 1990: per la prima volta dopo 15 anni la Cina ha mancato l’obiettivo del 7,5%.
Nonostante il rallentamento evidenziato da tali dati, l’economia di Pechino continua a crescere, infatti, non sono pochi gli analisti che ne sottolineano la “resistenza fuori dal comune”. Tuttavia, gli stessi analisti prevedono che una crescita più lenta combinata con il raffreddamento del mercato immobiliare – finora dimostratosi un volano economico fondamentale – sarà alla base di nuovi tagli ai tassi di interesse da parte della Banca Centrale.
I tagli ai tassi di interesse – l’istituto centrale vi è già ricorso lo scorso novembre e poi di nuovo a febbraio – insieme alle iniezioni di liquidità sono gli strumenti principali con cui Pechino crea le possibilità di crescita economica.
Cina: rischio calcolato ma preoccupa l’occupazione
Un mese fa Li Keqiang, primo ministro cinese, durante il discorso di apertura dell’Assemblea Nazionale del Popolo, aveva già riferito indicativamente i numeri che adesso sono stati confermati dall’Ufficio Nazionale di Statistica cinese. Dunque, il rallentamento era stato ampiamente previsto dalle autorità di Pechino, e ancora rientra nei parametri di relativa stabilità economica, ma se il colosso asiatico continuerà a perdere colpi potrebbero nascere delle criticità sul fronte dell’occupazione.
Sheng Laiyun, portavoce dell’Ufficio di Statistica, commentando il rapporto sull’economia nazionale appena divulgato, ha fatto presente che i dati sulla crescita devono essere inquadrati nel contesto delle “profonde correzioni” che si stanno verificando a livello mondiale, della volatilità dei tassi di cambio e dei prezzi delle materie prime, della “dolorosa” ristrutturazione del mercato interno. “Non dobbiamo abbassare la guardia” ha concluso Sheng.