Rapido 904, assolto Riina. Chi furono i mandanti?

Pubblicato il 15 Aprile 2015 alle 16:02 Autore: Riccardo Bravin

Non sarebbe stato Salvatore Riina il mandante della “strage del rapido 904”, ovvero della bomba che il 23 dicembre del 1984 provocò 17 morti e 267 feriti nel treno diretto da Napoli a Milano all’interno del tunnel della Gran galleria dell’Appennino. Così hanno deciso i giudici della Corte d’Assise di Firenze, al termine del processo che ha visto lo storico boss di Cosa Nostra come imputato, in seguito alle indagini della procura distrettuale antimafia nel 2011. La formula di assoluzione è sostanzialmente la vecchia “insufficienza di prove”, ma ora che l’unico indagato è stato prosciolto, rimane il mistero su chi abbia armato la mano di Giuseppe Calò condannato in concorso con Guido Cercola, Franco di Agostino e Friedrich Schaudinn come esecutore materiale del massacro.

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Rapido 904, la tesi dell’origine mafiosa

La tesi dell’origine mafiosa dell’attentato è sempre stata la più accreditata fra gli inquirenti; lo scopo di cosa nostra sarebbe stato quello di reagire al maxi processo a Cosa Nostra che si stava preparando in quegli anni, svoltosi poi a Palermo nel 1986. Il fatto che la modalità dell’attentato ricordasse molto quella dell’Italicus avvenuta esattamente 10 anni prima sempre nei pressi di quel tratto ferroviario, aveva secondo gli inquirenti lo scopo di depistare le indagini sulla pista dell’eversione nera, e riportare l’attenzione dell’opinione pubblica verso la questione del terrorismo politico.

Secondo il pubblico ministero Pierluigi Vigna, che imputò formalmente i fatti a Calò e Cercola, infatti lo scopo pratico dell’attentato era proprio quello di : “distogliere l’attenzione degli apparati istituzionali dalla lotta alle centrali emergenti della criminalità organizzata che in quel tempo subiva la decisiva offensiva di polizia e magistratura per rilanciare l’immagine del terrorismo come l’unico, reale nemico contro il quale occorreva accentrare ogni impegno di lotta dello Stato”.

Rapido 904, le motivazioni della sentenza

Ora però, in attesa delle motivazioni della sentenza e di un eventuale processo d’appello, sembra sfumare la pista mafiosa, e si riaprono gli interrogativi in merito a questa drammatica vicenda. Probabilmente si tenterà di comprendere se furono altri contatti di Calò a volere quell’attentato.

Infatti, nonostante secondo i pubblici ministeri fosse provata l’amicizia fra Calò e il boss Riina, il criminale palermitano soprannominato “il cassiere di Cosa Nostra” avrebbe avuto negli anni 80′ anche rapporti con la camorra napoletana, la banda della Magliana, la loggia p2 e il terrorismo eversivo di stampo fascista.

Sono quindi molte le piste che potrebbero aprirsi ora per cercare di fare luce su un altro dei grandi misteri italiani che ha insanguinato il nostro paese durante gli anni di piombo.