L’Italicum veleggia verso l’approvazione in Aula. Con o senza fiducia si vedrà. Non sarà di certo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a mettere i bastoni tra le ruote del premier Matteo Renzi. Il capo dello Stato lascerà cadere nel vuoto le preoccupazioni (inviategli sotto forma di lettera) di parte delle opposizioni (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) che hanno denunciato l’eventuale “strappo costituzionale” qualora si mettesse la fiducia sulla legge elettorale.
Italicum, Renzi spiana la minoranza Pd
L’assemblea del gruppo Pd di ieri ha certificato ancora una volta la forza politica di Renzi. La minoranza democrat si è sfaldata dopo gli annunci apocalittici del giorno prima. Il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, ha rimesso il suo mandato. I cento ribelli pronti ad affossare l’Italicum alla fine non sono stati altro che una sessantina (divisi anch’essi al loro interno tra oltranzisti e lealisti).
Ieri il premier ha fatto passare la sua linea. Niente modifiche all’Italicum. Chiusura totale alla minoranza che è rimasta fuori al momento del voto. Anche perché se l’Italicum non dovesse vedere la luce l’unica via consequenziale per il premier sarebbero le urne. Che la maggior parte dei parlamentari Pd non vuole.
Italicum, Renzi apre a modifiche alla riforma costituzionale
Per non rendere troppo netta la vittoria e non umiliare gli sconfitti, il premier ha ipotizzato alcune modifiche alla riforma costituzionale e ha annunciato che lunedì 27 aprile si svolgerà al Nazareno una direzione su ciò che sta avvenendo nei Pd locali (vedi Paita). Per i bersaniani un’apertura di facciata. Il loro leader infatti non arretra di un millimetro ed in un’intervista al Foglio rilancia: “Io non mi muovo in una logica distruttiva, per me il Pd è il partito del secolo, è il simbolo di quello che manca all’Italia. Ma intanto voglio ridurre il danno, correggere quello che non va nel combinato disposto della riforma elettorale e delle altre riforme istituzionali. Con l’Italicum il Parlamento è subordinato in modo anomalo all’esecutivo, troppi nominati, non c’è trasparenza parlamentare che sorregga una democrazia vera e nemmeno un presidenzialismo ordinato e significativo, con i suoi contrappesi”.
Italicum, Bersani: “Minoranza non è in ritirata”
Poi in mattinata Bersani smentisce categoricamente lo sfaldamento della minoranza dem. “Leggo strane ricostruzioni sui giornali riguardo all’assemblea di ieri. Io non ho visto una ritirata della minoranza Pd, ho visto un’idea di combattimento”. Infine lancia una stilettata a Renzi. “Non possiamo essere qui a parlare del 25 aprile e poi prendere alla leggera oggettini come Costituzione e legge elettorale, trattarle come cosucce. Se Renzi è contento, contento lui, siamo contenti tutti, andiamo pure avanti così. Sono davvero esterrefatto che in questo momento in Italia si stia discutendo in questo modo e delle cose che si stanno facendo. La fiducia sulla legge elettorale? È un’ipotesi che non voglio neanche considerare”.
Più duro di Bersani è uno dei suoi discepoli, Miguel Gotor. Il deputato Pd, intervistato dal Corriere della Sera, invoca la costruzione di un’alternativa a Renzi. “Tra l’obbedienza a una cosa sbagliata e la scissione c’è una autostrada per fare politica nel Pd. È il tempo dell’autonomia e della costruzione di un’alternativa a Renzi, nel Pd. Si apre una fase politica nuova e chi ha più filo tesserà”. Intanto in una nota congiunta 22 senatori della minoranza Pd auspicano “la ripresa di un confronto” sull’ Italicum prima del voto in Aula.