Italicum, Renzi ha vinto ancora: cosa farà adesso la minoranza Pd?
L’esito dell’assemblea Pd di ieri sera non lascia dubbi: Matteo Renzi ha vinto ancora. Almeno per ora. Nessun passo indietro sull’Italicum: il 27 aprile la nuova legge elettorale approderà (finalmente) alla Camera. Troppi i rischi di modifiche: il testo sarebbe dovuto tornare al Senato per un ulteriore passaggio e lì, dopo la defaillance di Forza Italia, i numeri sono molto ballerini. Da qui la forzatura e la decisione di portare a casa in via definitiva la legge elettorale.
Le mosse di Renzi
In tal modo, sul tavolo di Palazzo Chigi la pistola delle elezioni anticipate, ora scarica, avrebbe invece una cartuccia da sparare. È infatti noto che, con il Consultellum ora in vigore, Renzi si sognerebbe di tornare premier. Con l’Italicum, invece, il premier segretario potrebbe raccogliere i frutti di una vittoria elettorale e ottenere una maggioranza solida in Parlamento.
In tutto questo stona, ancora una volta, l’operato della variegata ed eterogenea minoranza interna, sottoposta all’ennesima prova di forza. Oltre ai dissidenti “storici” Fassina, Civati e D’Attorre, hanno fatto rumore le dimissioni del capogruppo Roberto Speranza (leader di Area Riformista) che si è detto “in contrasto con la linea del gruppo parlamentare”.
La strategia della minoranza
Resta ora da capire quali saranno le prossime mosse degli antirenziani dem. La famigerata e fantomatica scissione sembra al momento l’opzione meno probabile, alla luce della complessità della partita e tenendo presente che non esiste una sola minoranza nel Partito democratico, bensì 4, forse 5, mini-correnti, con orientamenti e obiettivi anche molto diversi.
Più interessante è capire come i non renziani si comporteranno in Aula. I numeri di ieri non possono far dormire sonni troppo tranquilli al premier: hanno detto sì all’Italicum 190 deputati su 310. Ben 120, quindi, non hanno partecipato al voto.
Difficile però che, al momento del voto a Montecitorio, tutti e 120 voteranno contro, rischiando seriamente di far cadere il Governo e porre fine alla legislatura. Più probabile è che la parte più “oltranzista” decida, all’ultimo, di uscire dall’Aula in modo da esprimere la propria contrarietà senza per questo pregiudicare la salute dell’esecutivo.