Continua a far discutere la serata di sabato dentro e fuori lo Stadio Olimpico. La finale di Coppa Italia si trasforma in un episodio di cui oggi parlano Renzi, Alfano, Gennaro De Tommaso ultrà del Napoli detto Genny ‘a Carogna ed il prefetto di Roma.
Renzi “Educazione e coercizione” – Renzi presente allo stadio sabato sera dichiara: “Voglio far passare le elezioni perché è da sciacalli buttarsi su quello che è successo quando c’è un ragazzo che sta male. Non mi interessa prendere voti in questo modo. Se qualcuno lo vuol fare, lo faccia. Io non ci sto. Lascio passare le elezioni, lascio finire il campionato e poi, tra luglio e agosto, pensiamo a come restituire il calcio alle famiglie”. A proposito di sabato Renzi afferma: “abbiamo visto lo stadio come il luogo dell’impunità, la cosa più sconvolgente è stato vedere i giocatori che andavano a parlare con i capi delle tifoserie”. E poi riflette: “comporterà la rottura con certi ambienti delle tifoserie organizzate? Vorrà dire che romperemo”. Renzi spiega che servirà non solo “educazione” ma anche “coercizione”, tuttavia, osserva, “ce l’hanno fatta in Inghilterra, negli Usa si perde col sorriso perché noi non dovremmo farcela?”. E sull’inno fischiato Renzi osserva: “I bambini sono amareggiati dai fischi all’inno, che per loro è una cosa sacra, una cosa bella”. E racconta che in quel momento qualcuno gli aveva proposto di lasciare lo stadio: “ma siamo rimasti, perché noi, a quella gente, il calcio non glielo lasciamo”.
Alfano “Hamsik non ha chiesto il permesso di giocare” – Il ministro dell’interno Alfano tiene a precisare come sono andati i fatti: “All’Olimpico la tensione è scoppiata per fatti verificatisi a tre-quattro chilometri dallo stadio, a Tor di Quinto. È questo il motivo per cui Hamsik, il capitano del Napoli è andato a dire alla Curva non ‘datemi il permesso di giocare’, ma ‘guardate che abbiamo saputo dalle autorità di sicurezza che il tifoso napoletano non è stato ferito in un contesto collegato a faide tra tifoserie”. Per Alfano, intervistato da Rtl 102.5, la partita tra Napoli e Fiorentina “è stata avviata perchè l’ordine pubblico era garantito dentro e fuori lo stadio”. Angelino Alfano, ai microfoni di Rtl, in merito alla t-shirt blu indossata sugli spalti dal capo tifoso Genny ‘a carogna che inneggiava a ‘Speziale libero’: “Quella maglietta mi ha indignato. Ieri ho telefonato alla signora Marisa Grasso Raciti. Gli uomini in divisa sono quelli che dobbiamo stimare, io sto dalla loro parte senza esitazioni e dubbi. È inaccettabile che le divise e l’onore dei poliziotti vengano messi in discussione. Lo Stato – ha concluso Alfano – si è battuto contro la mafia, figuriamoci se può avere paura di qualche facinoroso, di qualche belva travestita da tifoso, che va in giro per le città con catene e spranghe. Lo Stato è più forte di chi vuole batterlo”.
Genny ‘a carogna “Tutte sciocchezze” – “Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze. Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell’ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti”. Lo afferma al Mattino Genny ‘a Carogna dopo la partita di sabato scorso all’Olimpico. “Quello che è successo – aggiunge – è inaudito, non era mai accaduto che qualcuno sparasse ai tifosi. Di tutto questo sembra non importare niente a nessuno. Ma non abbiamo minacciato nessuno e non abbiamo detto di non giocare. Nè avremmo avuto il potere per farlo. Noi non possiamo decidere nulla”. “Subito dopo il primo gol – prosegue – molti di noi sono andati via. Più che del Napoli ci interessava di quel ragazzo in fin di vita. Perciò siamo rimasti tutta la notte in ospedale”. Sulla dinamica del ferimento, spiega: “Ci stavamo dirigendo verso la curva Nord dell’Olimpico scortati dalle forze dell’ordine. Poi è successo l’inferno, abbiano sentito i colpi e ci siamo accorti che tre di noi erano rimasti a terra. Una cosa del genere non si era mai vista, pure quando uccisero quel tifoso all’Olimpico, Paparelli: allora non spararono un colpo di pistola, ma un razzo che purtroppo gli finì in un occhio”. Sulla maglietta che inneggiava al giovane condannato per la morte dell’agente Raciti negli incidenti al di fuori dello stadio di Catania, Genny spiega che non si tratta di un gesto di sfida: “la maglietta è in onore di un ragazzo che sta chiedendo attraverso i suoi legali la revisione del processo. È una richiesta di giustizia, non un’offesa contro una persona deceduta o contro i suoi familiari”.
Prefetto di Roma “Con Genny ‘a carogna abbiamo interloquito, non trattato” – La versione del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: “Ho chiamato il capo di gabinetto del ministro Alfano per informare che avrei fatto disputare la partita. Ho aggiunto che se il ministro fosse stato di diverso avviso sarei stato naturalmente pronto a riesaminare con lui la mia decisione. Non sono stato richiamato”. Nell’inyervista a Repubblica alla domanda se avrebbe fatto giocare anche se fosse arrivata la notizia che il tifoso napoletano non ce l’aveva fatta, replica: “Avrei fatto giocare comunque”. Con l’animo, spiega, “di un prefetto che deve garantire il principio su cui si fonda uno Stato di diritto democratico e che, di conseguenza, è tenuto ad applicare la regola cardine dell’ordine pubblico. Il principio secondo il quale il diritto della maggioranza va tutelato dai tentativi di espropriazione e sovversione di una minoranza. Sabato sera – precisa – c’erano 55mila tifosi per assistere a una partita e avevano diritto di farlo. E ce n’erano 5mila che sostenevano di volerlo impedire. Se avessi ceduto al ricatto di quella minoranza non solo sarei venuto meno al principio, ma il problema di ordine pubblico lo avrei creato”. “Piaccia o no – prosegue il prefetto – le istituzioni hanno operato in stato di necessità, in nome di una “ragion di Stato”, ma con Genny ‘a Carogna “abbiamo solo interloquito, non trattato”. “Il problema – aggiunge il prefetto di Roma – non è del sottoscritto o dei funzionari di polizia che sono chiamati al lavoro sporco di sedersi davanti a certi soggetti. Il problema è di chi li legittima” come “anche alcuni presidenti di società calcistiche che finiscono per attribuire un ruolo a questi signori”.
Stabili le condizioni del tifoso ferito – Ha trascorso una notte stabile con un decorso post operatorio regolare Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli ferito l’altro ieri sera a Roma. Lo si apprende da fonti mediche del Policlinico Agostino Gemelli, dove l’uomo si trova.