INTERVISTA: Giovanni Sasso di Proforma: “Simbolo di Forza Italia importantissimo, da solo vale almeno 3-4%”

A più di due anni di distanza dalla precedente intervista, abbiamo voluto porre alcune domande a Giovanni Sasso di Proforma, l’agenzia di comunicazione nota al grande pubblico per aver firmato più di dieci anni fa i successi elettorali di Vendola e di Emiliano.

Proforma è ormai entrata di diritto nel gotha della comunicazione politica: perciò abbiamo pensato di chiedere come viene analizzata la politica da un gruppo creativo come quello guidato da Giovanni Sasso.

D. Eccoci…nel pieno di una nuova campagna elettorale. A fine maggio si voterà il 7 regioni. Cosa è cambiato secondo Proforma negli ultimi dieci anni? E come immagina le campagne elettorali tra dieci anni..ci sono già i presupposti per mutamenti altrettanto significativi?

R. È cambiato moltissimo. La fiducia dei cittadini è precipitata ai minimi storici. I cittadini, oltre a essere sfiduciati sono diventati molto più smaliziati. Il fact checking è ora una pratica che ognuno può espletare dal suo smartphone (con numerosi limiti, mi rendo conto). Noi già nel 2004 sostenevamo che non bastasse uno slogan azzeccato o uno spot efficace a far vincere un candidato. Bene, oggi questo è cento volte più vero di allora. Tra dieci anni? Faccio fatica a immaginare cosa succederà tra dieci giorni, mi chiedi troppo.

D. Proforma ha progettato il simbolo del partito di Mario Monti. Cosa non ha funzionato dal punto di vista comunicativo nell’esperienza politica dell’ex premier e senatore a vita?

Non per evitare di prenderci una responsabilità, ma penso che il logo di Scelta Civica non abbia molto a che fare con la parabola politica di Mario Monti. Io credo che ci sia stato un corto circuito tra l’uomo Monti, per come era comunemente percepito, e l’uomo Monti che a un certo punto si è deciso di “vendere”. Non si è capito che i suoi limiti (un certo grigiore, una sobrietà istituzionale) potevano essere anche le sue virtù e si è deciso di cancellarli e di sovvertirli su un piano di comunicazione che è apparso falsato. Questo è il peggior danno che un comunicatore possa fare a un politico, raccontarlo per quello che non è.

In foto il gruppo di ‘Proforma’ agenzia di comunicazione

D. Nelle ultime campagne elettorali i simboli dei partiti sembrano piuttosto nascosti o addirittura eclissati? Condivide la scelta?…Anche Proforma consiglia ai candidati di tener conto della disaffezione dai partiti con scelte conseguenti?

Non è mai una regola fissa. Abbiamo fatto campagne elettorali cercando di non sottolineare troppo l’appartenenza politica e altre in cui invece è stato necessario esaltarla. Tutto dipende dal contesto specifico in cui si lavora. Diciamo sempre che il nostro lavoro è molto più simile a quello di un ingegnere che a quello di un puro artista.

D. Secondo la senatrice Manuela Repetti, moglie di Sandro Bondi da poco fuoriuscita da Forza Italia, Renzi è il nuovo Berlusconi. Ha dichiarato: “è un grande comunicatore”? Che ne pensa Proforma…analogie e differenze?

Credo che l’unica vera analogia tra Renzi e Berlusconi sia un certo istinto politico che crea una sintonia quasi spontanea con una parte (a volte maggioritaria) degli elettori. Questo istinto, fatalmente, in Berlusconi si è andato appannando. In Renzi è ancora molto vivo. Fuori dal coro, io non sono mai stato troppo convinto che Berlusconi fosse un grande comunicatore. Secondo me avrebbe potuto fare di più e meglio, proprio lavorando su quell’istinto. Invece si è attorcigliato su se stesso perdendo di vista quel comune sentire con il suo popolo, rappresentato plasticamente dal primo spot di Forza Italia, quello con le parole dell’inno in sovrimpressione che si coloravano, come nel karaoke. Uno spot che reputo ancora oggi uno degli esempi più straordinari di comunicazione politica. Il che però non vuol dire che sia un modello replicabile. Funzionava in quel momento e in quel modo, perché intercettava quelle pulsioni e quelle domande degli italiani. Domande che una certa sinistra ignorava del tutto o a cui pretendeva di rispondere in modo totalmente autoreferenziale e snob.

Ecco, se proprio vogliamo trovare un’altra analogia tra Berlusconi e Renzi è quella di aver capito che quel modello di sinistra salottiera, finiva (e ahimé finisce ancor oggi, talvolta) per parlare solo a se stessa.

D. Salvini è il dopo-Renzi (sempre dal punto di vista comunicativo)? Qual è un punto debole ed il punto di forza (felpe a parte) del segretario della Lega?

Il suo punto di forza è che riesce a parlare alla pancia della gente. Il suo limite è che riesce a parlare solo alla pancia della gente. Lavorando sulla paura e sugli istinti più bassi, non si può diventare maggioranza, nel Paese. A meno che il Paese stesso non si sfasci, da un punto di vista economico e sociale.

D. In Forza Italia è scontro tra Berlusconi e Fitto…il simbolo di Forza Italia conta ancora molto? C’è un messaggio che andrebbe comunicato meglio da parte di chi sta sfidando il fondatore del partito per evitare di essere percepito come un ‘traditore’?

Io ho molto rispetto per la battaglia di Fitto (giuro, non lo dico perché sta aiutando la campagna elettorale di Emiliano). Credo che lui abbia veramente intuito che per raccogliere i cocci di Forza Italia bisognasse prepararsi per tempo. Purtroppo per lui, nel calderone mediatico contemporaneo, che così poco si presta all’approfondimento, il suo messaggio viene offuscato e spesso confuso con una ripicca personale. Farebbe meglio a lavorare su due o tre temi forti, concreti e riconoscibili dal popolo di centrodestra, evitando che i media si riempiano solo di dichiarazioni e comunicati stampa polemici e spesso incomprensibili. Un simbolo come Forza Italia, in una tornata elettorale, è importantissimo. Nessun nuovo simbolo, ancorché ancorato a candidati molto forti sul territorio, ha il tempo di radicarsi e di creare quell’empatia necessaria per sfondare. Non ho studi in tal senso, ma penso che il voto dato al simbolo, escludendo candidati consiglieri e presidente, possa valere, da solo, almeno un 3-4% di consenso elettorale.

D. Emiliano-Puglia-Tap Il segretario regionale e candidato centrosinistra della Puglia ha chiesto l’allontanamento dal Pd di un giornalista ‘reo’ di collaborare con Tap. Tra chi ha difeso Luigi Quaranta c’è chi ha tirato in ballo Proforma parlando di incompatibilità tra l’incarico ricevuto da Emiliano e la consulenza-collaborazione con Tap….Repliche?

Su questo tema non vogliamo commentare. Non sarebbe professionale da parte nostra.

D. Che ne pensa della situazione del M5S? La nascita del direttorio è stata una mossa politica o solo un’azione comunicativa? La forza di attrazione e di consenso è (secondo proforma) del M5S ha ancora margini di crescita?

Premetto che del direttorio quasi non mi ricordavo più. E credo che se andiamo per strada e fermiamo i primi dieci passanti, chiedendo cosa ne pensino del direttorio del M5S la loro risposta sarà: ‘E che è?’. A parte questo, credo che in modi diversi, il limite del Movimento sia lo stesso della Lega. Non si percepisce una vera e propria alternativa di governo. Presentano una ricetta troppo semplice che a mio parere non regge. Cioè, noi siamo i buoni, tutti gli altri sono i cattivi. Chiunque, oggi, capisce il limite di una proposta del genere. E chiunque capisce che puoi permetterti di presentarti così, duro, puro e lindo, solo perché governi lo 0,001% del Paese (e, detto per inciso, non è che dove governi le cose vadano così come le raccontavi in campagna elettorale). Certo, questo è uno schema che va a nozze quando i giornali si riempiono di indagini, appalti truccati, avvisi di garanzia e arresti nei partiti che governano i territori. Ma anche qui, loro lavorano sullo sfascio, sul tanto peggio tanto meglio. E questo non può reggere un progetto di governo, una “vocazione maggioritaria”. Detto questo, conosco e stimo tanti ragazzi del MoVimento, e so che nella maggioranza di loro c’è una buona fede e una reale voglia di cambiare il Paese che io rispetto. Se solo riuscissero a capire che la parola ‘compromesso’, in politica, non è necessariamente negativa, forse farebbero un passo avanti, e non solo nei sondaggi.

D. Un giudizio sull’editoria: il futuro del cartaceo alla luce della costante crescita di Internet e del rapporto tra editoria, comunicazione e politica rispetto all’ascesa dei social network

Domandone da cento milioni. Non mi sento preparato a un’analisi del genere. Dirò le prime due cose che mi vengono in mente. La prima. La comunicazione politica diventa sempre più difficile ma sempre più appassionante. Selezionare i messaggi in base a target, strumenti e tempi di reazione diversi è un’impresa quotidiana improba, ma i risultati in termini di feedback possono essere eccezionali. Pro domo mea, posso dire che rivolgersi a professionisti della comunicazione diventa sempre più necessario. E si badi, ho detto professionisti della comunicazione. Non guru. Di guru secondo me non c’è bisogno. La seconda. La carta deve reinventarsi. La mattina continuo a leggere due o tre quotidiani cartacei ma ogni giorno mi sembra di essere fuori dal tempo. Sessanta, settanta pagine, con dentro praticamente tutto, dalla cronaca dello scippo al grande editorialone tuttologico, dal gossip alla dieta per superare indenni la prova costume. A che serve? A chi serve? Chi può permettersi di leggere davvero un quotidiano, oggi? Approfondimento e targettizzazione, queste sono le parole chiave del futuro, a mio parere. Ma non ho fatto analisi di mercato, non prendetemi troppo sul serio.

D. Proforma ha nuovi progetti in cantiere? Ci vuole dare qualche anticipazione?

Il nostro progetto più stimolante al momento è quello di metter su una piccola scuola di comunicazione politica. Dobbiamo trovare subito nuovi talenti. Per autorottamarci con serenità.