Intercettazioni, Caselli: “Giusto pubblicarle, svelano gli scandali”

Pubblicato il 18 Aprile 2015 alle 09:52 Autore: Antonio Atte

In un’intervista a La Repubblica, l’ex procuratore Gian Carlo Caselli si è soffermato sulla questione intercettazioni. Secondo Caselli è “giusto pubblicare le intercettazioni” perché “svelano gli scandali”. “L’esperienza – afferma Caselli – ci dice che da alcuni anni l’informazione ha avuto un ruolo decisivo per far conoscere, e quindi contrastare meglio, alcuni gravi problemi che il nostro Paese ha avuto. L’elenco è lunghissimo. Per usare il linguaggio giornalistico, parliamo di Tangentopoli, Bancopoli, Furbettopoli, Calciopoli, Vallettopoli, Crac Cirio, Crac Parmalat, e via via i nuovi scandali, Expo, Mose, Mafia Capitale”.

“Se non ci fosse stata un’informazione attenta, come per fortuna c’è stata, la qualità della nostra democrazia avrebbe potuto peggiorare”, prosegue Caselli. Sarebbero guai, dunque, “se questo ruolo fosse cancellato o pesantemente limitato”.

Caselli: “Senza le intercettazioni non sapremmo degli scandali”

Una energica stretta sulle intercettazioni per l’ex magistrato torinese significherebbe “comprimere la libertà di informazione”: e ciò è “molto pericoloso, perché rischieremmo di non sapere più nulla degli scandali della cui gravità abbiamo detto”, sottolinea.

“Tanto più se si tiene conto dei tempi del nostro processo che, se si aspettano le udienze pubbliche, campa cavallo… E attenzione che così anche le autorità di controllo e il potere politico, che in un sistema ben funzionante dovrebbero conoscere tempestivamente quel che succede di storto per poter intervenire, rischierebbero di non sapere più nulla per anni. I danni prodotti dalle storture potrebbero diventare irrimediabili”, aggiunge l’ex procuratore di Palermo e Torino.

Giancarlo Caselli

Caselli: “A rischio il pluralismo dell’informazione”

Caselli si dice contrario anche all’ipotesi di multe elevate per i giornalisti che divulgano materiale riservato: “Se le pubblicazioni fossero davvero sanzionate con multe salatissime (alla galera non voglio neppure pensare perché mi sembra una boutade) i giornali medio-piccoli sarebbero costretti ad autocensurarsi e il pluralismo dell’informazione, se non anche la sua libertà tout court, potrebbero sparire”. “La materia è delicatissima – conclude Caselli – e se si comincia con uno strappo, non si sa dove si potrebbe finire”.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
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