Da Washington a Pompei. Dopo la visita ufficiale nella capitale degli Stati Uniti, dove ha incassato l’appoggio sulle riforme da Barack Obama, questa mattina Matteo Renzi si è recato nella città campana per concludere la presentazione di ExpoIdee, tappa delle manifestazioni di Expo 2015. Ad accoglierlo nella sede della Soprintendenza il sindaco di Pompei, Nando Iuliano, e il presidente della regione Campania, Stefano Caldoro.
Il premier ha avuto un colloquio con una delegazione di operai dello stabilimento Whirlpool-Indesit di Caserta – ai quali Renzi ha promesso che parlerà direttamente con i vertici della multinazionale – e con il candidato alla Regione del centro-sinistra, Vincenzo De Luca. Breve incontro anche con il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che oggi a Bagnoli terrà un’iniziativa contro lo Sblocca Italia alla quale parteciperanno circa 100 sindaci.
Nel sito archeologico campano, Renzi è tornato a parlare di cultura: “E’ l’anima di un Paese e l’Italia è in questo una superpotenza. Vinceremo la sfida di Pompei perché si gioca il derby tra chi gode nel creare problemi e chi punta a risolverli. Saremo sempre testardamente e tenacemente dalla parte della bellezza e di chi i problemi vuole risolverli”. A proposito dell’Expo, il premier ha detto che l’obiettivo è quello di “vendere 20 milioni di biglietti”.
La questione Italicum continua però a tenere banco e a dividere Renzi e la minoranza del Pd. Da Washington il premier aveva detto: “Non si torna indietro, la legge elettorale va approvata come è uscita dal Senato, nessuno può bloccare le riforme”. Dopo un’apertura sul Senato elettivo, Renzi ha gelato la minoranza chiudendo le porte ad un eventuale scambio tra quest’ultimo e l’Italicum.
Cuperlo: “Con Senato elettivo Italicum avrebbe equilibrio diverso”
In un’intervista a La Repubblica, Gianni Cuperlo ha invitato il premier a recarsi in Parlamento per spiegare “come pensa di migliorare l’impianto complessivo” della riforma costituzionale.
“Ad esempio – dice Cuperlo – si riapra l’articolo 2 sulla composizione del Senato e il modo di eleggerlo. Si rileggano funzioni e regole, magari sulla falsariga del Bundesrat tedesco. Solo a quel punto l’Italicum com’è adesso avrebbe un equilibrio diverso. E comunque la sua entrata in vigore andrebbe agganciata al completamento della riforma costituzionale. Io dico che quello sarebbe un cambiamento serio e avremmo un sistema più bilanciato”.
Senato elettivo, Chiti: “Renzi si decida”
Al quotidiano torinese “La Stampa”, il senatore Pd Vannino Chiti afferma: “Avevo letto che Renzi era d’accordo a modificare la riforma costituzionale, nello specifico l’articolo 2 che riguarda l’elezione del Senato. Dovrebbe decidersi, e sarebbe preferibile che ce lo comunicasse non attraverso i giornali. Detto questo, non leghiamo il voto sul Senato all’esigenza di approvare l’Italicum: il confronto sull’elettività non è una concessione ma una necessità, dato che alla Camera c’è stata una modifica del testo”.
Chiti, sulla stessa linea di Cuperlo, sostiene che “approvato l’Italicum, la legge costituzionale è l’unico modo per ribilanciarlo e trovare quell’equilibrio che abbiamo smarrito in tutti questi mesi. Non capirlo è stato uno dei più grandi errori della minoranza”.
“I deputati Pd – prosegue Chiti – all’inizio si sono battuti per separare la legge elettorale dalla riforma del bicameralismo, mentre noi al Senato sostenevamo che erano facce della stessa medaglia. Oggi ci danno ragione: è il combinato disposto che rinforza il ruolo del premier e rende necessario un Senato con funzioni non marginali”.
La proposta al premier è “votare un listino di senatori contestualmente alle elezioni regionali: Renzi era d’accordo. È un’opzione, ce ne sono altre: il modello francese, quello tedesco del Bundesrat. Il Senato, poi, deve avere le sue competenze: senza dare la fiducia, resti centrale su temi come la libertà religiosa, leggi etiche, diritti delle minoranze”.