Bersani boccia premier Renzi e Marchionne: “Ispirarci agli USA significa non capire Italia”
Nuovo attacco dell’ex segretario del PD Pier Luigi Bersani. Stavolta l’ex candidato premier del centrosinistra se la prende contemporaneamente con il suo successore Matteo Renzi e con l’amministratore delegato di FCA, Sergio Marchionnne, la cui scelta di cambiare la concezione dei salari, introducendo la partecipazione dei dipendenti agli utili aziendali, viene sonoramente bocciata. Bersani affida le sue perplessità ad un post pubblicato sulla propria pagina Facebook, in cui ritiene la scelta introdotta da Marchionne una “novità non da poco”. Tuttavia, secondo l’ex segretario dem, “sì è fatto altro” rispetto a ciò che sarebbe stato prioritario, vale a dire “l’impostazione, nel rapporto fra capitale e lavoro, di un nuovo equilibrio fra decentramento, rappresentanza e partecipazione”, lasciando il tema “alla spontaneità e ai soli rapporti di forza”. Per Bersani il rischio concreto è di una “pericolosa disarticolazione del sistema”. Quindi la stoccata a Marchionne e al premier: “chi pensa sia meglio somigliare nei rapporti sociali agli Stati Uniti piuttosto che alla Germania non ha capito come è fatta l’Italia”. E aggiunge: “Tanto per fare un esempio, nel nostro paese puoi anche trovare imprese capaci di esportare le tasse e di importare i modelli contrattuali”.
Il progetto di Marchionne per il contratto FCA è una novità non da poco. Ho sempre sostenuto che la vera sfida… Posted by Pierluigi Bersani | Pagina Ufficiale on Sabato 18 aprile 2015
Bersani, stoccata a Renzi e Marchionne
Arriva dunque una sonora bocciatura al progetto di Marchionne, che proprio un paio di giorni fa aveva introdotto la novità salariale, cambiandone la struttura e permettendo – secondo le parole dello stesso AD di FCA – di “far partecipare direttamente tutte le persone ai risultati di produttività, qualità e redditività nel piano 2015-18”. Ma l’attacco è ovviamente rivolto anche a Renzi che, nella visita degli ultimi giorni a Barack Obama, aveva esaltato il modello statunitense, sottolineandone l’aumento del PIL e la riduzione della disoccupazione negli ultimi 7 anni, esattamente al contrario di quanto avvenuto nello stesso periodo in Europa.