Russia: il primo ministro Medvedev ha dichiarato che nel primo trimestre di quest’anno l’economia si è ristretta del 2%.
La stretta sull’economia
La Russia non riesce a reagire alla crisi economica, secondo il premier Dmitri Medvedev ancor prima che per colpa delle sanzioni Ue è a causa del calo del prezzo del petrolio. In un discorso tenuto di fronte al Parlamento, tuttavia, Medvedev ha dichiarato che la situazione non è peggiore di quella vista nel 2009 e che, nonostante il paese “debba fare i conti con una nuova realtà”, si sta stabilizzando.
La pressione esercitata sull’economia di Mosca è da imputare “alla più importante decisione politica dello scorso anno: il ritorno della Crimea alla Russia” che, ha aggiunto il primo ministro, “per noi ha l’importanza della riunificazione per la Germania e al ritorno di Macao e di Hong Kong alla Cina”.
Le sanzioni internazionali che sono derivate da quella scelta stanno cominciando a far sentire il loro effetto: persi 25 miliardi di euro di esportazioni, diminuito del 2% il PIL. Le cifre sono “destinate ad aumentare” ha annunciato Medvedev: se il dato verrà confermato dall’Istituto Nazionale di Statistica russo si tratterà del primo trimestre in contrazione subito dall’economia di Mosca sin dal 2009.
La nuova realtà
L’economia russa già in difficoltà a causa della crisi monetaria attraversata a fine 2014, non riesce a reagire al calo del prezzo del petrolio. Secondo le previsioni della Banca Centrale, nel caso in cui il prezzo del greggio rimanesse stabile a 50 dollari al barile, l’economia russa si ridurrà del 4% quest’anno.
“Se la pressione esterna si intensifica e il prezzo del petrolio rimarrà a un livello estremamente basso per un lungo periodo dovremo svilupparci in una nuova realtà economica – ha detto Medvedev – sono convinto che saremo in grado di vivere in tale realtà, le esperienze dell’ultimo periodo dimostrano che siamo in grado di farlo”.