Sudafrica: schierato l’esercito a fronte delle violenze xenofobe
Sudafrica: martedì 21 aprile, il Governo, in risposta alle sempre più frequenti violenze contro gli immigrati, ha schierato l’esercito a Johannesburg e ad Alexandra, nonché in varie zone del Kwa-Zulu Natal, situato sulla costa est del paese e patria del gruppo etnico più numeroso del Sudafrica, gli Zulu.
L’omicidio di Emmanuel Sithole
La decisione ha fatto seguito all’intensificarsi degli scontri tra la popolazione locale e gli stranieri presenti nel paese, e, in particolare, a seguito del brutale omicidio di Emmanuel Sithole, un mozambicano accoltellato davanti alle telecamere dei giornalisti del Sunday Times, sabato 18 aprile.
Trasportato d’urgenza all’ospedale più vicino, il medico di turno, presente nella struttura al momento, non si è presentato, per timore di ritorsione xenofobe, dato che Sithole era un immigrato.
Ulteriori attacchi contro la popolazione straniera
Lunedì sera, ha rivelato il ministro della difesa Nosiviwe Mapisa-Nqakula, una coppia dello Zimbabwe avrebbe subito un aggressione, sebbene sembrino non risultare morti.
La risposta dello stato
A seguito dell’omicidio del 35enne mozambicano, la polizia avrebbe offerto denaro in cambio di informazioni sugli autori del delitto, e sarebbe così arrivata ad arrestare tre persone.
Ulteriori arresti sono stati portati a termine a Johannesburg, nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 aprile, da parte delle forze di polizia e dell’esercito. Questi avrebbero circondato un dormitorio ove risiedono numerosi lavoratori sudafricani, nel quartiere di Jeppestown.
I fermati sono accusati di furto e ricettazione dei beni rubati durante i saccheggi dei negozi gestiti da immigrati.
I caratteri degli scontri in Sudafrica
L’elemento positivo nell’evoluzione delle vicende in Sudafrica sembrerebbe da individuarsi nella catarsi rappresentata dal fatto che, finalmente, le vittime di queste insensate violenze comincino ad avere un nome, anche se per adesso si tratta solamente di Emmanuel Sithole.
Tuttavia, la situazione rimane esplosiva, e l’esasperazione generale che si è andata diffondendo nei mesi passati tra le classi medio-basse, specialmente composta da neri, unita agli incitamenti dileggianti di alcuni leader nazionali e locali, l’altissimo livello di disoccupazione, la corruzione dilagante, e l’inasprimento delle leggi sull’immigrazione, causa di una precarietà sempre più diffusa tra i lavoratori migranti, continuano purtroppo a trovare la propria valvola di sfogo nel capro espiatorio rappresentato dall’immigrazione.
Una riflessione conclusiva
Forse, guardando ciò che sta accadendo nella Repubblica Sudafricana da lontano, e senza voler peccare di catastrofismo, dovremmo interrogarci sugli effetti che i nostrani “hate speech” potrebbero sortire su una cittadinanza sempre più disillusa dalla politica e frustrata dall’instabilità di un mercato del lavoro che fatica a riprendersi.