Il ritrovato attivismo letterario, televisivo e radiofonico di Enrico Letta – che domenica scorsa da Fazio ha rotto un silenzio che durava un anno per presentare il suo libro “Andare insieme, andare lontano” edito da Mondadori – non piace a Roberto Giachetti, il renzianissimo vice presidente della Camera.
Nel “faccia a faccia” con Minoli su Radio24, ieri Letta ha affermato di essersi sentito a disagio in quanto “presidente non eletto”, nonostante non ci fossero alternative alla larghe intese. La replica di Giachetti alle affermazioni dell’ex premier è arrivata oggi in un’intervista al Corriere della Sera. “Questo disagio proprio non si è avvertito mentre era presidente del Consiglio. Anzi, quando ha dovuto passare le consegne a Renzi sembrava piuttosto affezionato a ciò che stava lasciando”, è il commento al veleno di Giachetti. Secondo il deputato Pd, “Enrico è rimasto appeso a quella campanella riconsegnata”.
Giachetti: “Letta poteva risparmiarsi queste affermazioni”
L’invocazione di una maggioranza larga da parte di Letta “è un’enormità. Proprio lui, che ha creato con nomina governativa il Comitato dei saggi; lui che ha modificato l’articolo 138 della Costituzione; e sempre lui che ha preteso che il Pd bocciasse la mozione per il ritorno al Mattarellum che impegnava la Camera, poteva proprio risparmiarsele queste affermazioni, c’è un limite a tutto”, prosegue Giachetti.
Un eventuale voto dopo l’approvazione dell’Italicum per Letta rappresenterebbe “una sconfitta per tutti”, ma Giachetti assicura che “nella maggioranza non c’è proprio nessuna intenzione di andare a elezioni prima della scadenza naturale della legislatura”. Quindi, l’ultima stilettata: “Forse (Letta) dovrebbe piuttosto rivolgersi a quanti nel Pd sono in sintonia con lui nel criticare il governo”.