Le previsioni sul PIL in questi anni sono stati più volte smentite dai fatti, e tuttavia inevitabilmente continuano a essere fatte, perchè è indispensabile informare e programmare, e talvolta, propagandare le proprie visioni.
Non stupisce così che ancora alla fine di marzo ci fossero discrepanze così estese per esempio tra le stime del governo, espresse tramite il DEF, e quelle di Confcommercio, le quali superano quelle pur ottimistiche del governo stesso.
Se il governo prevede per il 2015 una crescita dello 0,7%, infatti, la Confcommercio arriva al 1,1%.
Vediamo le differenze nei due schemi:
Il governo:
Confcommercio:
Le differenze sono imponenti: oltre a quella sul PIL ve ne sono altre significative, da un certo punto di vista il prospetto della Confcommercio su alcune voci sembra più realistico, per esempio nel prevedere un calo della spesa della Pubblica Amministrazione di solo lo 0,3%, contro il -1,3% del governo, o ancora una diminuzione degli investimenti dello 0,1%, mentre il governo ritiene possano aumentare già quest’anno del 1,1%.
C’è una visione molto simile sull’aumento dei consumi, mentre sul commercio internazionale Confcommercio prevede molta più vivacità, un aumento dell’export di ben il 5,3% e dell’import del 3,6%, contro rispettivamente il 3,8% e il 2,9% per il governo.
Naturalmente alla base di queste ipotesi ci sono degli assunti precisi, per esempio sul commercio mondiale, e sul cambio euro/dollaro, in entrambi i casi piuttosto ottimisti sia per il governo che per Confcommercio. E’ infatti previsto il permanere di un cambio piuttosto svalutato per l’euro, per il Def sotto 1,1 dollari per un euro, e il commercio mondiale è previsto in aumento ed accelerazione rispetto agli anni scorsi.
L’Expo valore aggiunto per la crescita
La novità della stima di Confcommercio però è il ruolo dato all’Expo come potenziatore della crescita del PIL, usando come driver il turismo.
Calcolando che la struttura e gli arrivi dei turisti sarebbe, coeteris paribus, ovvero senza Expo, senza molte variazioni nel 2015 rispetto al 2014, considerando la relativa stabilità del modello di arrivi in Italia, e aggiungendo la limitata ma presente crescita economica nei Paesi di provenienza, come la Germania, si ottengono alcuni dati che vengono poi incrementati dalle ipotesi sull’Expo, come quelle di seguito:
Gli arrivi aggiuntivi imputabili all’Expo si traducono in circa 29 milioni di presenze che, stando ai parametri della regressione, generano una maggiore spesa turistica degli stranieri per oltre 2,5 miliardi di euro in volume.
In termini di maggiore crescita del Pil, ipotizzando una spesa degli italiani all’estero crescente al tasso indicato per il complesso dei consumi dei residenti (+0,9%), l’incremento è valutabile in circa due decimi di punto, che porterebbero la crescita da noi stimata per il 2015, dallo 0,9% all’1,1%, stanti gli effetti aggiuntivi sui consumi sul territorio pari a tre decimi di punto, cioè da +0,9% a +1,2.
Confcommercio sottolinea anche la particolare situazione del meridione, che dall’Expo non beneficierà se non in misura minima, e questo peggiorerà ulteriormente il trend già esistente che vede il Sud perdere quote di PIL rispetto al Nord, essendo stato colpito dalla crisi economica dopo il 2008 in misura ancora più dura
Altre ricerche stanno cominciando anche a stimare l’impatto del Giubileo Straordinario indetto da papa Francesco, ma è ancora prematuro fare valutazioni, e probabilmente anzi l’Expo sarà un banco di prova per valutare l’impatto dei grandi eventi sull’economia.