Le Marche, una delle sette regioni in cui si vota il prossimo 31 Maggio, hanno dimostrato uno scarso apprezzamento per il leader della Lega Matteo Salvini, costretto a rinunciare a parte del suo programma di visite, replicando cosi quanto successo a Napoli dove fu obbligato ad abbandonare un comizio a causa delle proteste.
Ieri dal suo profilo di Facebook Salvini aveva annunciato il suo tour nella regione, che prevedeva tra le altre visite un passaggio ad Ancona ed uno a Porto Recanati per fare un “sopralluogo” all’Hotel House, la palazzina di immigrati finita agli onori della cronaca per l’arresto al suo interno di un esponente di Al Quaeda.
Salvini ed i manifestanti dei centri sociali
Già ad Ancona tuttavia sono iniziati i problemi per il leader della Lega; un gruppo di manifestanti, tra cui esponenti dei centri sociali, ha ingaggiato uno scontro con la polizia in assetto antisommossa, con lanci di uova pomodori e bottiglie. I manifestanti hanno gridato a Salvini: “Vattene, vergogna, fascisti”.
Salvini si è quindi fermato un quarto d’ora al banchetto della Lega che sostiene la candidatura di Francesco Acquaroli alle regionali, si è fatto fotografare con gli attivisti, ha salutato il coordinatore regionale di Fdi – An Carlo Ciccioli ed è subito ripartito, commentando così le contestazioni: “E pensare che questa gente qui magari il 25 aprile stava a parlare di libertà a democrazia”.
Prima Ancona e poi Porto Recanati
Ancora più problematica per il leader del Carroccio la visita a Porto Recanati: interessato a visitare il condominio multietnico “Hotel House” sulla scia dell’inchiesta della Dda di Cagliari che aveva portato il 24 aprile ad arrestare proprio in uno di quegli appartamenti il 46enne pachistano Alì Zubair legato ad Al Quaeda, ha dovuto rinunciare al suo proposito ripartendo subito per Macerata.
Salvini infatti è stato accolto da un cordone di stranieri che gli hanno impedito l’ingresso nella palazzina. I migranti hanno mostrato alcuni cartelli come: “che ci vieni a fare qui?” o “Lasciaci in pace”. A scatenare la reazione degli abitanti del palazzo sono state probabilmente le dichiarazioni del leghista sui social network in merito al controverso edificio, simbolo del degrado ma anche di una possibile integrazione multietnica.
Salvini infatti aveva proposto che all’interno dell’edificio venisse compiuta un’incursione: “di polizia, carabinieri ed esercito, che, piano per piano, verifichino i contratti di affitto e i permessi di soggiorno, sgombrando piano per piano l’edificio” per giungere infine a “raderlo completamente al suolo”.
Solidali con i manifestanti il sindaco Pd di Porto Recanati Sabrina Montali, Mario Morgoni senatore Pd e rappresentanti dei sindacati Cgil e Cisl.