Terremoto Nepal: secondo le Nazioni Unite ha interessato quasi 8 milioni di persone. La conta delle vittime supera quota 4mila. Almeno 10mila i morti secondo Katmandu.
Terremoto Nepal: la situazione a Katmandu
Secondo le ultime stime diffuse dall’ONU il terremoto di magnitudo 7,8 avvenuto sabato 25 aprile ha colpito 8 milioni di persone, di queste almeno un milione e mezzo ha bisogno di aiuti immediati (cibo, acqua e medicinali).
Nel frattempo continua a salire il bilancio dei morti finora (martedì) giunto a quota 4352 vittime, mentre sarebbero circa 8mila le persone rimaste ferite nel crollo degli edifici. Le scosse che ancora continuano a verificarsi, meno gravi rispetto a quella di sabato, rendono ancora più drammatica la situazione.
Cina, India, Usa, Australia, Regno Unito, Pakistan e molti paesi europei hanno già inviato delle squadre di soccorso ma al momento si segnalano molte difficoltà di coordinazione e smistamento delle risorse. Tuttavia, la situazione di ora in ora diventa più chiara (estensione ed entità dei danni) nella capitale Katmandu, dove sono state installate delle strutture di accoglienza, anche se non è ancora stato ripristinato del tutto il funzionamento dell’aeroporto.
Terremoto Nepal: fino a 10mila morti
“Il bilancio delle vittime potrebbe arrivare a quota 10mila perché ancora non disponiamo di informazioni sufficienti dai villaggi e dalle aree più remote” ha detto il primo ministro nepalese Sushil Koirala intervistato dall’agenzia di stampa Reuters. Se le cose andassero davvero così verrebbe abbattuto il tagico record del terremoto che colpì il Nepal nel 1934 causando circa 8500 morti.
Secondo la testimonianza di un medico americano di nome Rebecca McAteer, raggiunta dal The Guardian, la situazione nella regione di Gorkha, vicino all’epicentro del sisma, è pressoché apocalittica: il 90% delle abitazioni è stata rasa al suolo. Le vittime accertate nella regione suddetta sono circa 200, si prevede un aumento, ma secondo gli operatori presenti sul posto non supereranno il migliaio; d’altra parte il cibo tarda ad arrivare e i sopravvissuti non hanno alcun riparo dal freddo e dalla pioggia.
Al momento il 90% dei 100mila soldati nepalesi è impegnato nelle operazioni di soccorso. La sensazione, però, rimane quella che senza gli aiuti e le competenze provenienti dall’estero non si riuscirà a tirare fuori dalle macerie la maggior parte dei sopravvissuti e a rimettere in funzione i servizi di base, se non in tempi lunghissimi. Scampato il pericolo del terremoto in molti adesso temono la diffusione di malattie e infezioni.