Grecia: Yannis Varoufakis, ministro delle Finanze greco, aggredito ad Atene dopo essere stato estromesso dal team che tratta il salvataggio del paese.
L’aggressione a Varoufakis
Stavano tranquillamente seduti al tavolo di un ristorante nel quartiere ateniese di Exarchia, Yannis Varoufakis e la moglie Danae Stratou, quando nel locale ha fatto il suo ingresso un gruppo di anarchici.
È lo stesso ministro delle Finanze greco a dire di essere stato oggetto di insulti e del lancio di oggetti da parte di “attivisti anti-stato”: solo l’intervento della moglie, frappostasi tra lo stesso Varoufakis e il manipolo di incappucciati, ha impedito che lo aggredissero. Una volta abbassati i toni è stato proprio Varoufakis a cercare il dialogo prima di allontanarsi. Nessuno si è fatto male e, afferma il ministro delle Finanze, “l’accaduto non era organizzato”.
Missione fallita
Lo schietto ministro delle Finanze sta forse pagando le conseguenze per l’essere stato il volto più noto, secondo solo al primo ministro, del governo greco. Come capo negoziatore impegnato nelle trattative sul salvataggio della Grecia, tuttavia, la sua missione è finita.
Lunedì, Tsipras lo ha elegantemente estromesso dal team che contratta con i creditori internazionali, sostituendolo con il numero due degli Affari Esteri Euclid Tsakalotos. “Varoufakis resta per noi un grande asset” ha detto Tsipras, confermandolo al dicastero di cui è già titolare, consegnandogli il ruolo (più formale che effettivo) di coordinatore del team impegnato sul “bailout” e, nello stesso tempo, sentenziando la sua messa alla porta.
Il turno di Tsakalotos
Non è detto che Tsipras, rilevano alcuni analisti, stia declassando il suo fedelissimo: finora si è troppo “esposto” a causa di trattative sul filo del rasoio, forse sta solo tentando di proteggerlo. Si vedrà. D’altronde, tra le sue colpe la più grave è quella di aver detto che tra il saldo dei debiti internazionali e il pagamento di stipendi e pensioni avrebbe privilegiato quest’ultimo.
Certo, resta il dito medio contro la Germania e varie uscite poco diplomatiche come quella post Riga, ma è innegabile che la resistenza della Grecia all’austerity, seppur scoordinata e inefficace, abbia il volto di Varoufakis.
Adesso sarà il turno di Euclid Tsakalotos, economista anche lui ma noto, rispetto a Varoufakis, per i suoi toni molto più sobri nonché per i suoi atteggiamenti più concilianti in merito all’appianamento del debito greco.
Il problema adesso non è tanto l’uomo scelto da Tsipras, ma piuttosto il fatto che il premier greco ha sostanzialmente ceduto alla pressioni internazionali. La sensazione è che sia l’inizio di una lunga serie di compromessi: a fine maggio o la Grecia esce dall’Euro o vedremo Tsipras “trasformarsi” in Samaras. Probabilmente, Varoufakis l’aveva capito.