Il ritorno di Fellini, ‘8 e ½’ in una nuova versione restaurata
Era il 1963 quando Federico Fellini, da poco reduce dallo strepitoso successo de La Dolce Vita, ideò e fece uscire un altro capolavoro del cinema italiano, che portò al regista il terzo premio Oscar come miglior film straniero. Si chiamava 8 e ½, ed era la storia di una crisi artistica.
Interpretato da uno splendido Marcello Mastroianni, il protagonista Guido Anselmi non è altro che la trasposizione sul set dello stesso Fellini. E un Fellini autentico, come era veramente in quel momento della sua carriera e della sua vita: in preda ad una crisi di produzione e ad una parallela – forse enfatizzata nel film – crisi esistenziale. La genesi del film fu infatti, per il regista, mai così densa di incertezze e di ripensamenti. Lui sapeva che la sua condanna era quella di dover lottare costantemente con i suoi stessi capolavori precedenti, che la sua vita era ormai la sala di un cinema, e non poteva deludere gli spettatori. E il fardello stava diventando troppo pesante, tanto che il consulto con l’amico e sceneggiatore Ennio Flaiano, lo convinse a lasciar perdere quella vaga e confusa idea che aveva per il suo prossimo film. Nemmeno il titolo era definito: 8 e ½ perché sarebbe stato il suo ottavo film e mezzo, contando quelli in cui aveva lavorato in collaborazione con altri registi. Ormai sul punto di comunicare la disfatta al produttore Angelo Rizzoli, ecco che il genio si accese di nuovo: il suo film avrebbe raccontato proprio la storia della crisi che stava vivendo come regista e come uomo, immerso in una accanita società moderna.
E infatti Angelo Luini è proprio un regista cinematografico di quarantatré anni (nnche Fellini era nato del ’20), che si ritira in campagna per elaborare la sua nuova sceneggiatura, anche se è continuamente pressato dalla troupe, dalla moglie e dall’amante. Sfinito e rassegnato, decide infine di ritirarsi dalla scena del cinema quando capisce, come grazie ad una sperata luce improvvisa, che anche il tormento e le persone che per lui lo rappresentavano, fanno parte di lui e della sua vita. Ecco che, sulla scena di un’ambientazione bucolica , prende vita l’ultima celebre scena di 8 e ½: tutti i personaggi si riuniscono e roteano in un girotondo, diretto dal protagonista e cadenzato dalla musica di lui bambino. La scena adesso si è spostata dall’individuale al corale, e la gioia di vivere è il nuovo tramite tra l’una e l’altra dimensione.
Oggi tutto questo riprenderà vita nella versione restaurata a cura del Centro sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale in collaborazione con RTI Gruppo Mediaset e Deluxe Digital Roma che, dopo la presentazione al festival di Torino, ora esce in versione dvd e Blu Ray per la Mustang Entertainment con distribuzione CG Home Video.
Un capolavoro che merita di essere ripreso perché, durante un momento di crisi come era quello che ha invaso i nostri anni ’60, in cui la massificazione e la vacuità regnavano incontrastate, a differenza della maggior parte degli artisti a lui contemporanei Federico Fellini ha recuperato la dimensione primitiva e infantile in cui tutti sappiamo riconoscerci, e con questa ha avuto il coraggio di approdare al lieto fine.
Cecilia Lazzareschi