L’attuale battaglia sulla legge elettorale, che ha aperto criticità nell’elettorato e nella minoranza del partito, deve aver spinto il premier Matteo Renzi a fare un’apertura su quello che è attualmente il secondo grande fronte del governo: quello della scuola.
Nelle scorse settimane e negli scorsi giorni sono state infatti molte le proteste del corpo studentesco e del corpo docenti sulle proposte del Governi Renzi in materia scolastica. Più specificatamente, uno dei pomi della discordia è quello della riforma della figura del preside, che secondo alcuni si trasformerebbe in una sorta di “sceriffo scolastico”. A tali proteste, il premier oggi ha risposto tramite la Enews, sostenendo che “Sul testo del ddl scuola siamo aperti a modifiche. La riforma vuole responsabilizzare il preside, che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali. Abbiamo già stralciato la riorganizzazione degli organi collegiali e anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto”. Aggiungendo poi che il governo è pronto a “discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si abbia paura del merito: la stagione del 6 politico è finita, voglio sperare)”.
Scuola, Renzi: “Polemiche da parte dei professori comprensibili”
E nel merito delle proteste continua affermando che “ci sono molte polemiche da parte dei professori, comprensibili. Difficile smontare il senso di rabbia per una politica che ha lasciato indietro la scuola per troppi anni. Vorrei, se possibile, discutere nel merito. Noi siamo il Governo che ha messo più soldi di tutti sull’edilizia scolastica (e ancora non basta). Che propone l’assunzione di oltre centomila precari. Che vuole istituire un fondo per la valutazione del merito dei professori, per il diritto allo studio e soldi per la formazione dei docenti (500 euro l’anno a testa, non per la finta formazione arrangiata, ma a disposizione dell’insegnante)”.