Favori e oggetti in carcere, nuovo ordine di arresto per Cosentino

cosentino la rete coi casalesi e contatti politici anche nel corso degli arresti domiciliari

Pagava agenti della polizia penitenziaria per farsi recapitare “messaggi dai suoi familiari o comunque provenienti dall’esterno”, “beni e utilità varie” e per potersi muovere “liberamente nell’istituto penitenziario” di Secondigliano “durante la notte”. Questo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare fatto recapitare quest’oggi a Nicola Cosentino, ex deputato del Pdl e sottosegretario all’Economia del Berlusconi IV, già detenuto per estorsione e illecita concorrenza (con l’aggravante mafiosa) nel carcere di Terni. L’ordinanza ha coinvolto anche la moglie dell’ex deputato Marisa Esposito ora ai domiciliari, mentre sono stati arrestati sia il cognato Giuseppe Esposito che l’agente di polizia penitenziaria Umberto Vitale. La misura cautelare è stata firmata dal gip di Napoli Isabella Iaselli.

Le indagini

L’inchiesta è stata messa in piedi dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Napoli per mano dei pm Fabrizio Vanorio, Sandro D’Alessio e Antonello Ardituro (oggi al Csm, eletto lo scorso 10 luglio in quota Magistratura Democratica) coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, già pm antimafia alla Dda di Catanzaro. I carabinieri del comando provinciale di Caserta guidato dal colonnello Giancarlo Scafuri hanno visionato 36 filmati di incontri tra l’agente della polizia penitenziaria e il cognato di Cosentino presso un distributore di benzina di Succivo, piccolo comune di 8mila abitanti in provincia di Caserta. La prova è costituita da un Ipod sequestrato a Cosentino perché introdotto illegalmente in carcere. Oltre ai favori concessi all’ex deputato e alle comunicazioni illegittime con i familiari, sarebbero ben 30 gli oggetti introdotti in cella non consentiti più 12 in sovrannumero rispetto alla quota prevista dal regolamento del carcere di Secondigliano.

L’accusa

L’accusa per i quattro raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare è di concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (in particolare, concernente alla violazione delle disposizioni dell’ordinamento penitenziario di Secondigliano). Il reato – articolo 319 del codice penale – prevede per il pubblico ufficiale che abbia compiuto un “atto contrario al suo dovere d’ufficio” in cambio di “denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa”, la reclusione da quattro a otto anni più la pena accessoria (32quater c.p) cioè “l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione”.

I precedenti

Intanto Nicola Cosentino è stato trasferito dal carcere di Secondigliano a quello di Terni dove è recluso per estorsione e illecita concorrenza con l’aggravante di aver agevolato il clan camorristico dei Casalesi. L’indagine era iniziata nel 2011 e aveva portato all’arresto dell’ex sottosegretario precisamente un anno fa (3 aprile 2014) insieme a Pasquale e Antonio Zagaria, fratelli del boss dei Casalesi Michele. Il rinvio a giudizio è del 25 febbraio scorso.