Gaza: Israele responsabile del bombardamento di sette siti dell’ONU
Lunedì 27 aprile, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ricevuto il rapporto della commissione di inchiesta su Gaza (diversa da quella commissionata dal Consiglio per i Diritti Umani), riguardante l’offensiva israeliana della scorsa estate, in forma riassuntiva.
Le conclusioni del gruppo di esperti
Il gruppo di esperti, guidato dal generale olandese in pensione Patrick Cammaert, ha ritenuto Israele responsabile del bombardamento di sette siti appartenenti all’ONU, e utilizzati come rifugio da civili palestinesi durante l’operazione militare denominata “Margine Protettivo”.
Si stima che i bombardamenti sugli edifici delle Nazioni Unite abbiano causato 44 morti e 227 feriti. Secondo la commissione di inchiesta, si tratterebbe di una grave violazione del diritto internazionale umanitario, che, nell’ipotesi di un attacco militare diretto su una zona ove siano presenti anche civili, impone ai belligeranti di adottare una serie di precauzioni per minimizzare i danni alla popolazione e gli edifici civili.
La reazione del Segretario Generale dell’ONU
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha condannato duramente gli attacchi riferendosi ad essi come episodi di inaudita gravità. Ban Ki-moon avrebbe dichiarato che le forze israeliane hanno negato ogni speranza ai civili che, nel rifugiarsi all’interno degli stabili dell’ONU, cercavano un riparo dai continui bombardamenti. Ha, inoltre, ribadito l’inviolabilità degli edifici delle Nazioni Unite.
Le comunicazioni tra l’ONU e l’esercito israeliano
Ancora più deprecabile appare il comportamento dell’esercito israeliano se si considera che l’ONU mantiene costantemente un canale di comunicazione con Israele circa la precisa localizzazione dei propri edifici. Comunicazioni che si intensificano in presenza di conflitti armati.
Le critiche alle fazioni armate palestinesi
Le critiche del Segretario Generale, tuttavia, non si sono limitate alla parte israeliana, ma hanno investito anche le fazioni armate palestinesi operanti nella Striscia di Gaza.
Ban si è detto sconcertato dal fatto che gruppi palestinesi abbiano messo a repentaglio gli stabili delle Nazioni Unite, utilizzandoli come depositi di armi.
Tuttavia, ha sottolineato il Segretario Generale, al momento dell’assalto, le tre scuole che in precedenza erano servite come depositi di armi, sono state trovate vuote. Né sarebbero state usate come rifugio da civili palestinesi.
Le indagini in Israele
La diplomazia israeliana ha cercato invano di far ritardare la pubblicazione del rapporto ad un momento successivo alla conclusione delle indagini avviate dal procuratore generale israeliano, Danny Efroni, circa cinque episodi registrati durante l’offensiva militare sulla Striscia di Gaza. Tra questi, alcuni dei bombardamenti sugli edifici dell’ONU e l’omicidio di quattro bambini palestinesi su una spiaggia nella Striscia di Gaza.
Ban Ki-moon avrebbe assicurato il suo impegno nel garantire che tali episodi non si ripetano più, in concertazione con le parti in conflitto.
L’isolamento di Israele
Il rapporto mette in luce ancora una volta la fragilità della posizione di Israele che si trova ad affrontare un sempre più palpabile isolamento internazionale circa la questione palestinese. Ad aggravare la posizione di Tel Aviv potrebbe contribuire la recente adesione dell’Autorità Nazionale Palestinese allo Statuto della Corte Penale Internazionale, il cui Procuratore, da ormai alcuni mesi, sta portando avanti un esame preliminare sulla situazione in Palestina, onde determinarne l’ammissibilità dinnanzi alla Corte.
Gli episodi più significativi
Tra gli episodi più agghiaccianti investigati dalla commissione di esperti si ricordano il bombardamento di una scuola dell’ONU a Jabaliya, che ha causato 20 morti e dozzine di feriti, e il bombardamento di un’altra scuola delle Nazioni Unite a Beit Hanoun, che ha stroncato la vita di 15 civili palestinesi sul punto di evacuare l’edificio e il ferimento di decine di altri civili.
In entrambi i casi, Israele ha tentato di accampare giustificazioni legate alla presenza di militanti di Hamas nell’area, che avrebbero aperto il fuoco contro l’esercito israeliano. Tuttavia, il materiale analizzato dalla commissione, tra cui referti medici, rilievi fotografici, analisi balistiche, hanno smentito la versione dei fatti israeliana.
Le raccomandazioni
Il Segretario dell’ONU avrebbe anche comunicato di aver nominato degli esperti incaricati di valutare le raccomandazioni presentate dalla commissione d’inchiesta, e di chiarire alcuni punti ancora oscuri circa l’andamento dei fatti, come per esempio il contenuto puntuale delle comunicazioni tra le Nazioni Unite e l’esercito israeliano.
La reazione dell’UNRWA
Il portavoce dell’Agenzia dell’ONU per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA), Chris Gunness, avrebbe tuttavia dichiarato che le risultanze della commissione dimostrano che, nonostante la comunicazione delle precise coordinate geografiche dei siti appartenenti all’ONU, l’esercito israeliano si sarebbe reso responsabile dei bombardamenti, mediante l’utilizzo di artiglieria pesante, inclusi missili anti-carro e proiettili altamente esplosivi da 15MM, e che, nonostante le accuse di Israele, l’UNRWA non avrebbe mai fornito armi alle fazioni palestinesi.