Da Mina Welby riparte il dibattito sull’eutanasia legale

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Si torna a parlare di eutanasia legale, o almeno ci si prova. Su change.org, l’aggregatore di petizioni online ormai noto in tutto il mondo, una raccolta firme denominata “La vita è un’altra cosa” è stata appena lanciata dalla vedova del noto attivista radicale Piergiorgio Welby, affetto da malattia terminale e protagonista del movimento per il diritto all’eutanasia fino alla sua morte, avvenuta nel dicembre 2006.

In particolare, Mina Welby chiede ai Presidenti di Camera e Senato di calendarizzare in aula la proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia e sul testamento biologico che lo scorso 13 settembre l’Associazione Luca Coscioni ha presentato in Parlamento, forte del sostegno di 79.000 firme raccolte in tutta Italia, tra le quali figurano quelle di note personalità, da Umberto Veronesi a Valeria Golino, passando per Vasco Rossi Moni Ovadia, Stefano Rodotà solo per citarne alcuni.

“In Italia, chi aiuta un malato terminale a morire – spiega Mina Welby – rischia fino a 12 anni di carcere. Il diritto costituzionale a non essere sottoposti a trattamenti sanitari contro la nostra volontà è costantemente violato”.

Dopo un intenso lavoro di documentazione normativa e un’attività di sensibilizzazione durata mesi, l’Associazione Coscioni si prepara adesso alla fase più ardua, quella del passaggio parlamentare. Il fatto che il partito radicale – da sempre partito capofila in battaglie di questo genere – non abbia attualmente alcuna rappresentanza diretta potrebbe rappresentare un ostacolo di non poco conto. Si tratta, in ogni caso, di un tema tra i più delicati, poiché riguarda misure che andrebbero ad influire in maniera determinante sulla vita dell’individuo, e sulla sua conclusione. Ma proprio per la sua complessità andrebbe affrontato dalla classe politica con assoluta obiettività, in modo assolutamente trasversale rispetto ad ogni tipo di appartenenza politica e culturale.

La frattura sulla quale si prevedono maggiori difficoltà, tuttavia, è quella ideologica. Com’è noto, il dibattito sul fine-vita rappresenta da sempre materia di scontro con la comunità cattolica. C’è da dire, però, che con le aperture al dialogo più volte palesate da Papa Francesco anche su tematiche così delicate, è possibile che si aprano nuove occasioni di confronto, per far sì che possa finalmente emergere una legislazione chiara anche su un tema di assoluta rilevanza ma che, tra tagli, fiscal compact e riforme istituzionali, continua a non trovare spazio nell’agenda politica.