Roberto Benigni, ospite in Senato per le celebrazioni dei 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri, non perde occasione per sfoderare la propria ironia. Che, come al solito, prende di mira la politica. “Questo anniversario cade al momento giusto: se fosse arrivato tra due anni il Senato lo avrebbero trovato chiuso”, esordisce Benigni nell’aula di Palazzo Madama, davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Senato, Pietro Grasso, al presidente emerito, Giorgio Napolitano.
“Questo è proprio un posto dantesco – aggiunge il premio Oscar – del resto Dante si è occupato di politica, intendeva la politica come dovrebbe essere considerata oggi, poter servire, costruire. Era impegnatissimo, ma si è fatto molti nemici per il suo caratteraccio. Del resto, si sa – ed ecco l’allusione a Matteo Renzi – i politici fiorentini hanno un caratteraccio. Non gli andava bene essere guelfo, bianco o nero, né ghibellino. Voleva far parte per se stesso, fondare il partito personale di Dante, insomma il Pd dell’epoca“, ironizza.
“Medio Evo epoca di grande importanza”
Benigni ha poi voluto ricordare quale momento di svolta ha costituito il Medio Evo nella storia dell’uomo ricordando tutte le conquiste dell’epoca. “Nel Medio Evo è nata l’Europa, è stato valorizzato il lavoro che finalmente dalla Chiesa è stato riconosciuto come una collaborazione alla creazione di Dio, sono stati legittimati i profitti con la nascita della finanza moderna, i liberi Comuni che sono il veo segno di modernità, è stata creata la distinzione tra chierici e laici. È stata alfabetizzata la musica, è nato il primo artista moderno, Giotto, pagato per dipingere e il primo intellettuale moderno, Boccaccio, pagato per scrivere. Persino la psicanalisi è stata inventata nel Medio Evo con l’istituzione della confessione prima una volta l’anno poi una volta al mese”.