Un ulteriore abbassamento delle stime è quello che l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, rivede sul Pil italiano. Già ieri l’Istat aveva rivisto le stime governative dallo 0,8% allo 0,6%. Quest’oggi l’ulteriore abbassamento allo 0,5%.
Nel 2014 si crescerà dello 0,5% quindi, a parere dell’istituzione fondata nel 1948. Per il 2015, invece, la quota è quella del 1,1%. Un risultato positivo dovuto a fiducia e taglio delle imposte e che avrà come risultato l’aumento dei “redditi delle famiglie”. Lo osserva il rapporto Economic outlook sull’Italia.
Sul debito l’Ocse parla chiaro: prima del 2016 non scenderà. Storia diversa per il rapporto deficit/Pil: “il governo italiano – afferma una nota dell’organizzazione internazionale – ha avuto successo nel portare avanti il consolidamento di bilancio nel 2013”. Tuttavia, “il livello del deficit non è sceso a causa dell’attività economica debole”. In numeri: il rapporto fra deficit e Pil resta al 2,8% del 2013 e, secondo le previsioni, scenderà al 2,7% durante il 2014 e al 2,1% nel 2015.
Ciò che può essere funzionale per tornare a crescere sono i pagamenti che la Pubblica Amministrazione deve alle imprese per le opere pubbliche ed i servizi appaltati. Così, sostiene l’Ocse, crescerà anche l’occupazione. Parla Alvaro Pereira, responsabile del dipartimento Studi nazionali dell’organizzazione: “uno dei maggiori effetti negativi della crisi è stata la contrazione del credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, cosa che è diventata una delle principali cause dell’ampio aumento della disoccupazione in questo contesto, ciò che i governi possono fare, quando ne hanno i mezzi, è pagare i loro debiti con le aziende, in particolare le più piccole, e fornire così loro un po’ di capitale, che consenta di fare investimenti e creare posti di lavoro”.
Tuttavia non bisogna adagiarsi sugli allori: infatti il paese è “ancora vulnerabile a potenziali scossoni”, specialmente qualora si avverassero le previsioni sul debito pubblico: 134,3% nel 2014 e al 134,5% nel 2015. E i dati sulla disoccupazione non aiutano, anzi: questa, afferma l’Ocse, scenderà gradualmente nel 2015, ma di poco in quanto “il primo impatto dell’aumento della domanda di lavoro saranno probabilmente più ore lavorate”. Le cifre dei senza lavoro, secondo l’organizzazione con sede a Parigi? 12,8% nel 2014 e 12,5% l’anno successivo. Insomma, c’è ancora da lavorare. Eccome se c’è. Non solo a livello locale ma anche a livello comunitario, alla quale istituzione centrale, la Banca Centrale Europea, l’Ocse chiede di portare i tassi d’interesse a zero.
Daniele Errera