Ue, confermati dati Pil Italia: solo Grecia e Finlandia crescono meno

Ue, confermate previsioni Pil Italia: solo Grecia e Finlandia crescono meno. Ad eccezione di Cipro, unico paese della zona Euro in recessione, sui principali dati di bilancio dell’Italia, Bruxelles conferma le previsioni di primavera.

Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil, la Commissione europea conferma la previsione espressa dal Governo per il 2015, 2,6%, ma si mostra più pessimista riguardo il calo del rapporto nel prossimo anno: 2% contro l’1,8% pronosticato dall’esecutivo.

Italia, crescita Pil confermata allo 0,6%

Dati che confermano quelli già diffusi in primavera e che prevedono una crescita del Pil pari allo 0,6%. Numeri vicini a quelli annunciati dal Governo e che si traducono in una crescita col freno a mano tirato. Alla luce del ben più ottimistiche previsioni per il prossimo anno (Pil +1,4%), il nostro Paese è tra i più lenti della zona Euro: solo Grecia e Finlandia fanno peggio di noi. A loro, come detto, si aggiunge Cipro, unico paese in recessione.

QE ha avuto “impatto più forte di quanto previsto”

La zona Euro ha iniziato a beneficiare del Quantitative easing promosso da Mario Draghi che, a quanto dichiarato da Pierre Moscovici avrebbe avuto “un impatto più forte di quanto previsto a febbraio”. Un provvedimento volto a risollevare l’inflazione che sembra aver avuto i suoi effetti: le stime sui prezzi hanno beneficiato di una revisione al rialzo.

 

Moscovici: “Prudenza e riforme ambiziose”

L’effetto sul nostro Paese è che non ci sarà deflazione. Proprio sull’Italia, Moscovici a sottolineato che le sfide maggiori per il Governo Renzi sono rappresentate dal debito pubblico, ancora elevato, e dalla crescita, ancora troppo debole. Quindi il suggerimento ad “articolare una politica di bilancio prudente con un’agenda di riforme che rimanga ambiziosa”.

Altro nodo da sciogliere per Renzi e i suoi ministri resta quello che riguarda la disoccupazione: 12,4% per l’anno in corso e per il prossimo.

Buco da 13-16 miliardi

Come se non bastasse, la Consulta ha bocciato lo stop alla rivalutazione degli assegni previdenziali, il decreto previsto nel Salva Italia Monti-Fornero. Tradotto in numeri, tale bocciatura potrebbe pesare fra i 13 ed i 16 miliardi di euro sui conti italiani. Numeri incerti sui quali Bruxelles non ha voluto sbilanciarsi limitandosi a rinviare alle autorità italiane il compito di compensare eventuali ammanchi di bilancio nel Def tenendo sempre presenti i vincoli previsti dal Patto di Stabilità e crescita.