Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato la nuova legge elettorale: l’Italicum quindi ha superato anche l’ultimo ostacolo e molto presto, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, diverrà legge dello Stato. I numerosi appelli delle opposizioni, dunque, non hanno sortito l’effetto sperato. Del resto, la riforma elettorale voluta dal governo sembra, almeno per ora, ottemperare ai rilievi mossi dalla sentenza della Corte costituzionale del dicembre 2013.
Sul tema è intervenuta, un po’ a sorpresa, anche l’Agenzia di Rating Fitch, che ha promosso la riforma elettorale: “Il passaggio della nuova legge elettorale in Italia rappresenta un progresso nel cammino delle riforme istituzionali e strutturali che se portato avanti porterebbe a un rafforzamento nel medio termine del profilo di credito sovrano riducendo il rischio politico che grava sulle decisioni di natura politica ed economica. Ma per il momento – si legge nel rapporto – le riforme economiche rimarranno dipendenti dalle manovre politiche”.
Italicum, Referendum all’orizzonte?
Il testo del referendum richiedente l’abrogazione (parziale) dell’Italicum è già pronto. Dopo l’approvazione definitiva della nuova legge elettorale contro il presidente del Consiglio Matteo Renzi è infatti guerra aperta. E le opposizioni – ma non solo – stanno già mostrando l’arma con cui combatteranno la loro prima battaglia. Sono infatti in molti a scongiurare che il presidente della Repubblica non dia il via alla promulgazione della nuova legge elettorale, mentre invece il governo è sicuro che Mattarella firmerà senza opporre il suo veto e continua indisturbato sulla strada delle riforme.
Referendum Italicum, scarsa compattezza delle opposizioni
Nel frattempo le opposizioni si stanno dando da fare per ostacolare in tutti i modi la firma di una legge che non ritengono adeguata da parte del presidente della Repubblica, ma non senza incoerenze e passi falsi. Il fronte referendario composto da Forza Italia, Lega, M5s, Sel e il dissidente Filippo Civati non brilla infatti per compattezza: mentre Renato Brunetta continua la sua battaglia con estrema convinzione e chiama subito ai “comitati referendari”, il grillino Di Battista quasi ci ripensa e dichiara “Io il referendum lo farei su battaglie più importanti”. In disaccordo con la linea Brunetta anche l’ex ministro Altero Matteoli, il quale ritiene che con il referendum “si farebbe il gioco di Renzi”, o il leghista Roberto Calderoli che fa delle precisazioni giuridiche sulla materia: “I grillini parlano di abrogazione totale che non si può chiedere sulla legge elettorale”. I capi d’imputazione potrebbero infatti essere solo le candidature multiple e i capilista bloccati.
Una firma importante. Dedicata a tutti quelli che ci hanno creduto, quando eravamo in pochi a farlo #Italicum pic.twitter.com/awPasnBX51
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 6 Maggio 2015