Dopo ultimatum, penultimatum, tentennamenti, marce indietro, Pippo Civati ha deciso: lascerà il Pd. “Esco dal gruppo del Pd. Per coerenza con quello in cui credo e con il mandato che mi hanno dato gli elettori, non mi sento più di votare la fiducia al governo Renzi. La conseguenza è uscire dal gruppo” ha detto al telefono Civati. Era da mesi che il ribelle democrat ventilava la sua uscita da un partito che non sente più suo. Precisamente da quando Matteo Renzi ha scalato il Pd diventandone segretario. La decisione di lasciare il Pd è arrivata appena pochi giorni dopo l’approvazione dell’Italicum che Civati non ha potuto digerire. Eppure ieri a Bolzano il premier Matteo Renzi aveva provato a rasserenare il clima: “Perché abbasso Civati? Viva Civati! Noi siamo per tenere tutti dentro” aveva risposto il segretario Pd ad un manifestante che aveva gridato “Abbasso Civati”.
L’ormai ex esponente Pd, saputo del siparietto, aveva tuonato: “Non ci sto più a fare il cagnolino e, alla fine, sentirmi anche deriso da chi dice Viva Civati. Ma scherziamo?”. Da qui la decisione di lasciare. Scelta che ha raccolto subito le ironie del direttore di Libero, Maurizio Belpietro che su twitter ha scritto: “Dopo mesi di duro travaglio interiore, Civati ha concluso che lo si nota di più se va via”.Intanto Sel si fa avanti per accogliere l’ex Pd. “Siamo pronti a discutere con Civati e dare vita al più presto ad una forza politica in grado di dare voce alle tante distanze dal Pd che sono vicinanze per Sel” ha detto in conferenza stampa il coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni. “Siamo pronti a mettere in discussione l’assetto dei nostri gruppi parlamentari e del partito perchè sappiamo che oggi è il tempo per costruire una risposta”. “Sono dispiaciuto ma era una decisione preannunciata da tempo” ha invece affermato il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini a proposito della scelta di Civati di lasciare il gruppo. Per quanto riguarda la maggioranza al Senato Guerini dice di non essere “impensierito, non credo che la minoranza Pd lo seguirà anche se dovete chiedere a loro”.
Dopo mesi di duro travaglio interiore, Civati ha concluso che lo si nota di più se va via
— Maurizio Belpietro (@BelpietroTweet) 6 Maggio 2015
Civati: il post d’addio
“Il futuro sarebbe a portata di mano, basterebbe imparare a sposare tradizione e cambiamento, coniugando cose antiche come i diritti e nuovissime come l’innovazione. Mi spiace per chi ha cambiato idea ma per quel che mi riguarda continuerò a farlo con tutti quelli che lo vorranno. Secondo me sono tantissimi”. Lo scrive sul suo blog Pippo Civati, che adotta la storia di Nikola Tesla, pioniere dell’elettricità, per spiegare e motivare il suo addio al Pd. Il post, dal titolo ‘L’energia che può cambiare la nostra vita‘, prende dunque spunto da Tesla, “nato in Serbia a metà del 1800 e statunitense naturalizzato”. Civati racconta che “è stato un pioniere dell’elettricità, il suo lavoro teorico è alla base del sistema a corrente alternata e ha dato un decisivo impulso alla seconda rivoluzione industriale, ma è stato anche un personaggio ammantato di un certo alone di mistero, e con lui alcune sue teorie meno comprese. La Tesla Energy, che non a caso ne raccoglie il cognome – racconta ancora Civati – è invece un’azienda californiana tra le più innovative e tenute sotto osservazione per le sue invenzioni nel campo della produzione e conservazione dell’elettricità. Da qualche giorno se ne parla a proposito del Powerwall, che anche per dimensioni sembra un pò una caldaia ma è in realtà una batteria, in versione da muro, in grado di convogliare l’energia prodotta dai pannelli solari di casa, e per la prima volta risolve il problema finora insormontabile della sua conservazione, mettendola a disposizione quando l’utente ne ha bisogno”.
“Anche per chi – per primo chi scrive – è privo di particolari conoscenze tecniche – va avanti Civati – è chiaro che questa innovazione che viene da così lontano nel tempo potrebbe molto presto interrompere la nostra dipendenza dalle infrastrutture produttrici di energia, con un impatto rivoluzionario sulle nostre vite, sull’economia, sul pianeta in cui viviamo. Credo sia – prosegue l’ormai ex dem – una buona metafora, una metafora eccellente dei motivi per cui tanti di noi amano far politica e ci hanno dedicato così tanto tempo, in questi anni. A un certo punto, senza preavviso, è semplicemente capitato che un giorno alcune persone con cui pensavamo di aver condiviso questa visione hanno cambiato idea. Hanno promosso e approvato – senza voler parlare di leggi elettorali, riforme del lavoro e della costituzione – cementificazioni e trivellazioni, e ce li siamo trovati in tivù a deridere le ragioni di chi difende l’ambiente o crede che il futuro passi attraverso soluzioni differenti. Peccato (soprattutto per loro): perché invece il futuro sarebbe a portata di mano, basterebbe imparare a sposare tradizione e cambiamento, coniugando cose antiche come i diritti e nuovissime come l’innovazione”, conclude il deputato.