Per Pippo Civati “l’accusa di non avere coraggio stava diventando insostenibile”: “La mia credibilità si stava offuscando”, spiega al Corriere della sera l’ormai ex Pd, all’indomani dello strappo con il partito guidato da Matteo Renzi.
“Io non ho tradito – sottolinea Civati – È Renzi che non ha rispettato il programma con il quale siamo stati eletti. Esco per coerenza, per le troppe differenze di metodo e di merito e per lo spostamento a destra del baricentro politico”. “Io non dico che chi resta è incoerente, se no Cuperlo si offende. Ma quella frattura è irrecuperabile e chi si sta dedicando alla ricucitura, ha scelto una strada troppo complicata. La minoranza si è divisa e il colpo lo ha mancato, per usare la metafora di D’Alema”.
Civati: futuro assieme a Landini?
Nel futuro di Civati potrebbe esserci un progetto politico con Landini: “Per me è un interlocutore. Non credo che la sua iniziativa si chiuda in un fronte sindacale”, afferma il parlamentare milanese, secondo il quale la prossima settimana potrebbero esserci altri “movimenti” al Senato.
Quanto a Bersani, “è un uomo troppo garbato e troppo onesto. Non voleva enfatizzare i contrasti, ma ricomporli. Solo che Renzi non è Bersani, nel bene e nel male. Hanno affrontato l’arrivo di Matteo come le società precolombiane con i conquistadores. Bersani – aggiunge Civati – potrebbe essere una figura di riferimento del nuovo partito, ma non credo che lascerà il Pd”.
Rosato: “Nessuna scissione in vista”
Il day after in casa Pd, dopo l’uscita di Pippo Civati dal gruppo dem alla Camera, è fatto di umori contrastanti. C’è chi fa spallucce, esorcizzando il pericolo di future diaspore, e chi invece minaccia nuovi addii. Ettore Rosato, vice capogruppo Pd a Montecitorio, in un’intervista a La Repubblica esclude scissioni o eventuali esodi: “È uscito un parlamentare. Era peraltro una cosa annunciata dai tempi del governo Letta. Già allora Pippo Civati non votò la fiducia. Nessuno minimizza. Ma era una scelta ribadita più volte”.
“Le scelte personali non le commento. Mi riferisco alle questioni politiche. Come ci sono stati ingressi personali – Andrea Romano da Scelta civica, Gessica Rostellato dagli ex 5 Stelle, ad esempio – ci potrebbero essere anche uscite personali. Tuttavia alla Camera non ne vedo”, afferma Rosato, che aggiunge: “Distinguo tra quello che è accaduto nel Pd e i desideri di Nichi Vendola. I dirigenti democratici, anche quelli che non hanno votato la fiducia, sono tra i costituenti del Pd. Penso che siano leali”.
“Quello che è accaduto lo sappiamo tutti. Ora lavoriamo per un Pd unito, che si occupi dei problemi degli italiani, che non sono solo la legge elettorale”. Secondo Rosato nel Pd non è in atto alcuna “trasformazione genetica”: “C’è che siamo passati dal 25% al 40% di consensi”, dichiara. “Ci possono essere tanti micro progetti politici fuori dal Pd, e io li rispetto tutti. Ma nulla a che fare con l’Ulivo. È una stagione compiuta proprio dal lungo percorso che ha consentito la nascita del Partito democratico. Il Pd è il miglior successo dell’Ulivo”, conclude.
Fassina: “Capisco Pippo”
Stefano Fassina, altro esponente della minoranza dem, al Manifesto dichiara di comprendere la scelta di Civati: “Quello che è avvenuto lascia il segno, ormai non mi sento di escludere niente”, ma “lasciare un partito non è una scelta soltanto individuale. Voglio fare scelte condivise e coordinate con chi in questi mesi ha portato avanti proposte diverse dal governo Renzi. E comunque in queste ore sono completamente concentrato sulle correzioni profonde da fare al ddl scuola. Ora questa è la mia priorità”, aggiunge l’ex sottosegretario all’Economia.
Vendola: “Gruppi di Sel si scioglieranno”
Nel frattempo, a sinistra, Nichi Vendola si dice pronto a costruire nuovi gruppi sia alla Camera che al Senato: “Sel non ha presentato i propri simboli nella competizione delle regionali. Abbiamo già avviato l’allargamento”, afferma il leader di Sinistra Ecologia e Libertà in un’intervista a La Repubblica. “Il nostro progetto politico non è la conservazione di un piccolo partito, vogliamo creare una grande sinistra innovativa sul piano politico-culturale”, aggiunge Vendola, secondo il quale “la coalizione sociale di Landini è una prospettiva necessaria a ricostruire vincoli di solidarietà. Ma c’è bisogno di costruire non la somma algebrica delle sinistre sconfitte, bensì una nuova agenda di governo, un nuovo vocabolario di una sinistra che non vuole essere né omologata né minoritaria”.
Sull’ipotesi che il leader sia Giuliano Pisapia, “non è male ricordare che è il miglior sindaco d’Italia, un vero riformatore. Incarna l’immagine di una sinistra dei diritti e delle libertà. Detto questo non tocca a me incoronare o tirare per la giacca”, conclude Vendola.