Anche nei giorni della “Settimana dell’insegnante”, la protesta dei docenti contro il ddl scuola non si placa. Dopo lo sciopero del 5 maggio, infatti, il dissenso contro il provvedimento continua a infiammare il dibattito sui social network.
Su Facebook spopola l’omonima pagina
Soprattutto su Facebook, dove Decine e decine di “Non voterò mai più PD perché profondamente indignato/a dal ddl riforma della buona scuola” sono apparsi, in questi giorni, sulla bacheca del premier. Proteste, quelle che si eplicitano via messaggio o commento ai post di Renzi, che sono cominciati già in aprile, toccando il picco negli ultimi giorni.
Soprattutto a partire dalla pagina Docenti che non voteranno PD perchè indignati dal ddl buona scuola, che ha toccato quota 13 mila fan, esprimendo il suo dissenso nei confronti del provvedimento in vari modi, dalla campagna contro i democratici in vista delle regionali ed amministrative del 31 maggio sino alla diffusione della protesta sulle pagine ufficiali degli organi di stampa.
Ieri, poi, è stato inscenato un flash mob, a cui hanno partecipato in 6 mila, sull’account ufficiale del presidente del Consiglio e su quello del ministro Maria Elena Boschi.
Continuano le tensioni governo-sindacati sulla riforma
Proprio Boschi è stata al centro di un botta e risposta con i sindacati sulla riforma. Intervenendo ad un incontro, a Pesaro, con il candidato presidente del centrosinistra per le Marche, Luca Ceriscioli, Boschi aveva sottolineato che “la riforma non è un prendere o lasciare”, ma che “quello che non è accettabile è lasciare le cose come sono. La scuola funziona solo in mano ai sindacati? Io credo di no”.
Parole che non hanno lasciato indifferenti la Cgil, che ha replicato duramente . Il responsabile della Flc Domenico Pantaleo ha affermato: “La scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del Governo. È del Paese e di chi quotidianamente garantisce alle nuove generazioni di avere una istruzione all’altezza dei tempi”.