Macedonia: torna la calma dopo un weekend da incubo. La stabilità del paese è comunque appesa a un filo.
L’assalto di Kumanovo
Cominciati intorno alle 5 di mattina di sabato, sono proseguiti per circa 30 ore gli scontri tra forze speciali e indipendentisti albanesi nel quartiere Divo Nasje, periferia di Kumanovo, seconda città della Macedonia. Il bilancio finale si è rivelato drammatico: 22 morti di cui 8 agenti e 14 terroristi. 27, invece, il numero degli uomini arrestati.
Le autorità macedoni hanno dichiarato che l’obiettivo dell’operazione era quello di arrestare gli appartenenti a un gruppo terroristico, comprendente ciò che resta dell’esercito di liberazione del Kosovo (UCK), prima che attaccasse obiettivi strategici in tutto il paese.
Tuttavia, in mancanza di informazioni più precise su motivazioni e tempistiche dell’operazione, non pochi tra le fila dell’opposizione socialdemocratica hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di un tentativo di distogliere l’attenzione dalle proteste anti-governative che da mesi attraversano la piccola repubblica balcanica.
Il ritorno del nazionalismo albanese
Il conflitto a fuoco degli scorsi giorni rientra pienamente nel quadro dell’escalation di violenza che ha colpito la Macedonia settentrionale (principalmente l’area di Tetovo e Kumanovo) da alcuni mesi a questa parte.
Diversi attacchi esplosivi a palazzi governativi e stazioni di polizia, oltre a rapimenti di agenti delle forze di sicurezza e strani movimenti di squadre di uomini armati – il primo episodio risale al 28 ottobre – fanno temere che stia riprendendo piede la guerriglia nazionalista albanese, di cui l’Esercito di liberazione nazionale (NLA) – fortemente legato all’UCK – è stata la formazione principale.
Sebbene la comunità albanese (circa il 25% della popolazione macedone, nettamente maggioritaria nelle regioni di frontiera col Kosovo) abbia preso le distanze dalla lotta armata, – d’altra parte è innegabile che le proteste contro l’esecutivo facente capo a Nikola Gruevski siano trasversali rispetto alle questioni etnico-comunitarie – è possibile che uno o più gruppi indipendentisti vogliano approfittare della crisi politica che sta montando nel paese sin da febbraio.