“Questa cosa del reddito cittadinanza brucia, brucia Renzi, brucia tutti. Hanno paura”. Beppe Grillo si è presentato così quest’oggi all’assemblea dei soci di Eni a Roma intervenuto in qualità di azionista. E così davanti ai cronisti ha risposto al premier Renzi che ieri aveva bollato la proposta del Movimento 5 Stelle sull’istituzione di un reddito di cittadinanza quasi “universale” come “follia”. Il disegno di legge di iniziativa parlamentare sul reddito di cittadinanza è diventato ormai il cavallo di battaglia dei pentastellati a partire dal 22 gennaio scorso quando proprio Grillo aveva incontrato nella sede nazionale di Libera Don Luigi Ciotti per iniziare insieme questa battaglia di contrasto alla “povertà assoluta, l’esclusione sociale e il ricatto delle mafie”. Sabato scorso poi 50 mila persone (20 mila per la prefettura) si sono riversate nelle strade di Perugia e Assisi per intraprendere la “marcia contro la povertà”. Un successo secondo molti addetti ai lavori.
Così il dibattito sul tema reddito cittadinanza/reddito minimo garantito si è riaperto dopo mesi di silenzi assordanti del governo. Addirittura, secondo molte ricostruzioni giornalistiche, la coppia Renzi-Padoan aveva pensato di utilizzare il famoso “tesoretto” (che non c’era come abbiamo già scritto qualche settimana fa) di 1,6 miliardi “scovato” nel Documento di Economia e Finanza (Def) di quest’anno proprio in sostegno al reddito delle classi sociali più povere. Poi, come sappiamo, il tutto è rientrato dopo la sentenza della Consulta sulla legge Fornero del 30 aprile. Ma tant’è, i giornali hanno ripreso a scriverne.
Reddito cittadinanza, le proposte
Per ora, comunque, i testi presentati di cui si sta discutendo in Commissione Lavoro al Senato, provengono appunto da Movimento 5 Stelle, Sel e Pd. La proposta dei pentastellati – prima firma di Nunzia Catalfo e presentato il 29 ottobre del 2013 – prevede l’istituzione di un reddito di cittadinanza di 780 per tutti i residenti in Italia che vivono al di sotto della soglia di povertà europea (cioè 6 decimi del reddito mediano della popolazione). Esempio pratico: secondo le stime del 2013 (ultimi calcoli Istat) una famiglia di quattro persone costituita da 2 genitori e 2 figli, si troverebbe in una condizione di povertà assoluta se “il valore monetario di beni e servizi essenziali” fosse inferiore a 1534 euro, e di povertà relativa se il reddito medio familiare fosse inferiore a 1585 euro. Se la nostra ipotetica famiglia si trovasse in una condizione di povertà assoluta o relativa, potrebbe disporre del reddito di cittadinanza. Inoltre, sempre secondo la proposta dei grillini, il sostegno economico sarebbe revocato ai disoccupati che rifiutano più di tre proposte di lavoro. Costo complessivo: 17 miliardi. Il secondo testo presentato ha come prima firma Loredana De Petris. Sel propone, rispetto ai 5 Stelle, un reddito minimo di 600 euro al mese per tutti i disoccupati o precari che hanno un reddito annuo inferiore agli 8mila euro. In questo caso l’assegno verrebbe tolto a coloro che rifiutano una proposta di lavoro adatta alle proprie competenze. Infine, il Pd (prima firma di Danilo Leva) propone un reddito di 500 euro al mese che durerebbe al massimo due anni a tutti i disoccupati che, nel frattempo, dovrebbero obbligatoriamente frequentare corsi di formazione professionale. Ne avrebbero diritto anche gli stranieri “regolarmente soggiornanti in Italia da almeno 3 anni”. Infine c’è la minoranza dem che ha dato in pasto ai cronisti solo qualche intenzione generica per far contenti titolisti e agenzie. Roberto Speranza, a capo di Area riformista, parla di 550 euro mensili mentre Gianni Cuperlo di una misura graduale che inizialmente costerebbe 1,7 miliardi fino ad arrivare a 7 a pieno regime.
Reddito cittadinanza, la querelle
Ieri è intervenuto anche il governatore della Lombardia, Roberto Maroni (Lega Nord), che vorrebbe “sperimentare il reddito di cittadinanza per chi è in difficoltà economica” nella sua regione. Costo: 220 milioni provenienti dal Fondo Sociale europeo. Dopo poco è arrivata la risposta del segretario del Carroccio Matteo Salvini: “allo Stato elemosiniere io preferisco lo Stato che abbassa le tasse”. Infine stamani Maroni ha contro replicato al proprio segretario: “Salvini è stato male informato, non è elemosina di Stato”. Conclusione: “parlerò con lui e lo convincerò”.
Reddito cittadinanza, le coperture
Il nodo più ostico da sciogliere comunque riguarda le coperture economiche. Se il governo non riesce a trovare 5 miliardi per i pensionati come effetto della sentenza della Consulta che ha bocciato l’indicizzazione sulle pensioni, figuriamoci se riesce a trovarne 17 per il reddito di cittadinanza, dicono in molti. Un’idea molto generica sulle possibili coperture, comunque, proviene solo dai 5 Stelle: tagli alle spese della Pubblica amministrazione, delle spese militari, delle pensioni d’oro, aumento delle tasse sul gioco d’azzardo. Ma non c’è ancora nulla di preciso. “Di concreto – dice Matteo Renzi – c’è poco”.
Giacomo Salvini