Pensioni, Renzi: “Non critico sentenza, restituiremo i soldi”
“Restituiremo una parte dei soldi” ai pensionati ma senza mettere “le mani nelle tasche degli italiani”. Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi cerca di dissipare così i qui pro quo dei giorni passati sul “caso pensioni” (#pensioni, non a caso, è uno degli hashtag più cliccati su twitter) intervenendo di prima mattina ai microfoni di Radio Anch’io (Radio 1 Rai). Così, dopo la sentenza della Corte Costituzionale (30 aprile scorso) che ha bocciato il blocco dell’indicizzazione delle pensioni sopra i 1.400 euro del biennio 2012-2013, il premier pensa anche ad un “ripensamento del modello di organizzazione delle pensioni” che sarà portato avanti dal governo “nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”. Probabilmente l’intervento massiccio sulla previdenza arriverà con la legge di stabilità del prossimo anno.
Sempre in collegamento radiofonico, Renzi ha anche riservato una stoccata neppur troppo velata ai suoi predecessori, e in particolare al governo dei tecnici guidato da Mario Monti: “come spesso accade negli ultimi tempi stiamo occupandoci di problemi creati da altri e non mi riferisco certo alla Corte Costituzionale” perché, ha assicurato il premier, “mai criticherò la sentenza della Corte, sono molto rispettoso delle Istituzioni”. Questo anche per cercare di distendere un po’ gli animi accesi dei giorni passati. In realtà proprio una settimana fa, in un retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera, si dava conto di una forte irritazione del premier nei confronti della sentenza definita “un danno per il paese” poiché avrebbe messo in atto un processo di “de responsabilizzazione di chi governa”. Delle due l’una. E l’atteggiamento ondivago del premier non è piaciuto a molti.
Pensioni, la soluzione
Nei giorni passati infatti il governo è apparso abbastanza confuso e confusionario sul come risolvere la questione del rimborso posta dalla Consulta. C’è chi parlava di rinvio a dopo le regionali (31 maggio) o chi di un decreto legge immediato. Martedì, al termine del Consiglio d’Europa di Economia e Finanza (Ecofin), il ministro dell’Economia Padoan aveva dichiarato genericamente che il bandolo della matassa sarebbe stato trovato “entro pochi giorni” e a stretto giro era arrivata anche la dichiarazione ufficiale del ministro del Lavoro Giuliano Poletti che aveva dato qualche indicazione in più sui tempi di manovra del governo: “l’intenzione è di arrivare molto prima delle regionali alla decisione” anche se “al momento non abbiamo ancora preso una decisione specifica”. Intanto la coppia Renzi-Padoan ha deciso di rinviare il Consiglio dei Ministri previsto per oggi a lunedì. Motivo? Avere un fine settimana in più su cui riflettere. Così il governo ad inizio settimana si troverà di fronte a un bivio: avviare una discussione preliminare con tempi più lunghi o varare un decreto legge immediato. Intanto, i tecnici del Ministero dell’Economia hanno già pronta la proposta: il rimborso delle pensioni sarà totale per quella parte di assegno fino a 1500 euro lordi al mese (3 volte il minimo Inps). Poi man mano che si sale coi compensi, scende il rimborso: 80% del dovuto per la fascia di coloro che guadagnano tra i 1500 e i 2000 euro, 60% per la fascia 2000-2500, fino all’azzeramento per le pensioni più alte.
L’altra tegola caduta sul governo, infine, risale a ieri e proviene dall’Ufficio parlamentare di bilancio, l’ authority sui conti pubblici. Nel “Rapporto sulla programmazione di bilancio 2015” pubblicato ieri si legge infatti che la sentenza della Corte potrebbe aver “pregiudicato in modo significativo” il quadro macroeconomico italiano previsto dal Documento di Economia e Finanza (Def) di quest’anno. Infatti il buco di 5 miliardi (c’è chi dice 10, 16 o addirittura 20) creato come effetto della sentenza potrebbe far scattare le clausole di salvaguardia: cioè l’aumento delle aliquote Iva e delle accise.
Pensioni, le reazioni
Dopo le parole del premier, in mattinata le agenzie hanno iniziato a battere le prime reazioni furibonde provenienti dalle opposizioni (soprattutto quelle extra-parlamentari). Il leader della Lega Matteo Salvini, che sulla legge Fornero ha portato avanti una battaglia legale per mesi, ha scritto sul proprio profilo facebook: “Renzi dice ‘restituiremo una parte dei soldi’ tolti ai pensionati. Una parte??? Vergogna, la Lega farà le barricate! Restituire tutto a tutti, con lettera di scuse, e cancellare la Fornero. Siamo pronti a bloccare i lavori in Parlamento”. Toni di apertura arrivano invece, e piuttosto inaspettatamente, dal segretario della Cgil Susanna Camusso che invita il governo a “cogliere l’occasione per riprendere in mano un insieme di ingiustizie introdotte con la legge Fornero”.
Pensioni, i dati Istat 2015
Intanto arrivano i dati dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (Inps) sulle pensioni al primo gennaio 2015: in totale sono 2.818.300 (+0,16% rispetto ad un anno fa). Lo ha rilevato l’Osservatorio della Gestione Dipendenti Pubblici dell’istituto guidato da Tito Boeri che ha anche quantificato in 65 miliardi la spesa totale per le pensioni annue, con una media mensile lorda di 1.772,9 euro. L’Osservatorio ha anche sottolineato una forte disparità di trattamento tra uomini e donne: l’importo medio mensile per i pensionati uomini è di 2.175,1 euro mentre per le donne (che rappresentano il 58,4% dei pensionati totali) è di 1.486 euro al mese. Disparità anche tra pensioni del settore pubblico e quello privato. Le pensioni vigenti dei dipendenti pubblici nel 2015 valgono in media 1.772 euro al mese, circa il 72% in più rispetto a quelle medie dei lavoratori dipendenti del settore privato (1.026 euro). Sulle pensioni liquidate nel 2015 la differenza è tra 1.872 euro per i pensionati pubblici e 1.012 euro per i privati.
Giacomo Salvini