Israele: Ayelet Shaked nuovo Ministro della Giustizia
Nel giorno in cui i Palestinesi ricordano la Nakba, termine utilizzato per indicare l’inizio della diaspora per centinaia di migliaia di arabi palestinesi, costretti ad abbandonare le proprie case, i propri averi, le proprie terre, e in una parola, le proprie vite, a seguito della creazione dello Stato di Israele, il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, presenta il nuovo esecutivo, tra cui spicca la figura di Ayelet Shaked, nuovo Ministro della Giustizia.
Chi è Ayelet Shaked?
Ayelet Shaked ha cominciato la propria carriera politica come attivista di destra, conducendo aspre campagne contro l’immigrazione illegale dall’Africa a Israele, sostenendo che da essa sarebbe derivato un grave danno economico per il paese. Ha preso parte a varie lobbies, intese a raccogliere consensi tra i membri del parlamento israeliano in merito a svariati argomenti, quali il ruolo della donna in politica e tra i ranghi dell’esercito, l’industria hi-tech, i rapporti con il Cristianesimo, ecc.
È approdata alla Knesset nel novembre del 2012, tra i ranghi di Casa Ebraica, essendo la prima parlamentare laica eletta tra le file del partito. All’interno del nuovo governo di Netanyahu indosserà le vesti di Ministro della Giustizia, un dicastero che, generalmente, poco interessa il pubblico israeliano, specialmente rispetto ad altri ministeri come quello della Difesa o degli Affari Esteri. Eppure, come riporta Haaretz, la nomina della Shaked avrebbe, questa volta, generato non poche preoccupazioni nell’elettorato più moderato.
Le ragioni delle preoccupazioni
A fondamento delle inquietudini degli Israeliani vi sono vari motivi. Per un verso, come si è già ricordato, la neo ministra non ha mai fatto mistero delle proprie posizioni nei confronti dell’immigrazione dall’Africa. Una posizione non certo rassicurante, anche alla luce delle recenti proteste degli immigrati a Tel Aviv. Non meno preoccupante risulta essere la posizione della Shaked rispetto ai diritti degli omosessuali, contro i quali si sarebbe ripetutamente pronunciata.
E che dire dell’avversità della neo ministra nei confronti del sistema giudiziario israeliano? Ripetutamente, nel passato, la Shaked si sarebbe, infatti, scagliata contro l’eccessivo “buonismo” delle corti israeliane e, in particolar modo, della Corte Suprema. Avrebbe anche esternato la propria idea di mettere dei paletti all’indipendenza degli organi giurisdizionali, presentando una proposta di legge che consentisse alla Knesset di non tenere conto delle pronunce della Corte Suprema, bollandole come troppo “di sinistra”.
La realtà è che la Corte Suprema israeliana, quando si tratti di problematiche legate alla sicurezza di Israele o alla preminenza del carattere ebraico dello Stato, ha spesso e volentieri dato ragione al Governo. Prova lampante è una recentissima decisione che consente al Governo di portare avanti il piano di costruzione di un nuovo agglomerato urbano israeliano che prenderebbe il nome di Hiran, al posto del villaggio arabo beduino di Umm al-Hiram, espropriando forzosamente decine di famiglie arabe ivi residenti.
Ma se questo non bastasse, si considerino i progetti di “ebraicizzazione” dello Stato di Israele, a scapito del suo carattere democratico. Anche con riferimento a questo tema, la Shaked si è dichiarata espressamente maggiormente a favore del carattere ebraico dello Stato di Israele piuttosto che a quello democratico.
I rapporti con i Palestinesi
A sollevare ulteriori dubbi circa la nomina della Shaked al dicastero della Giustizia è la sua posizione con riferimento alla Palestina e ai suoi abitanti.
Non troppo tempo fa, la neo ministra aveva fatto discutere di sé per via di un post pubblicato sul proprio account Facebook. Un post che riproduceva un messaggio di un colono israeliano, Uri Elitzur, che incoraggiava a considerare tutti i Palestinesi obiettivi militari, che colpevolizzava le madri degli attentatori, e che faceva riferimento ai bambini palestinesi come dei “serpenti”.
Sommersa di critiche, la Shaked aveva poi provveduto ad eliminare la pubblicazione e a scusarsi per l’”errore”. Ma si può davvero commettere un errore così macroscopico? Al di là dell’errore, appare davvero inaccettabile che un politico, ovvero una personalità di rilievo pubblico, possa esternare pensieri che ventilino, anche solo lontanamente, un’ideologia genocidaria. Quel che è certo è che il futuro non brilla di speranza per ciò che concerne i rapporti tra Israele e lo Stato Palestinese.
Il futuro
Dunque, la domanda è: che peso rivestirà la neo ministra della giustizia, all’interno del nuovo governo? Nonostante il panorama appena rappresentato non sia di certo roseo, difficilmente si può immaginare che la Shaked da sola possa rivestire un ruolo preponderante, dovendosi scontrare con gli altri ministeri e con la Knesset.
Certamente, però, come fa notare Haaretz, potrebbe rivestire un ruolo essenziale nel far compiere a Israele un altro passo verso la destra più estrema, atteso che questo nuovo governo sia in grado di reggere il colpo di un sempre più evidente isolamento internazionale, nonché, per quanto riguarda la Palestina, di una serie di iniziative da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese, volte, da un lato, ad ottenere un sempre maggiore riconoscimento dello Stato Palestinese, dall’altro, ad avviare un processo di accountability nei confronti delle autorità israeliane, per le gravi violazioni dei diritti umani che siano state commesse a danno di civili palestinesi.