Le critiche alla riforma della Giustizia, di Csm (“riforma disorganica e insufficiente“) e Anm (“Timidezza riformatrice, incoerenza, scelte di compromesso nascoste dietro interventi deboli che troppo spesso hanno caratterizzato le decisioni adottate dalla politica”) non sono piaciute al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone che in un’intervista al Corriere della Sera ribadisce la bontà della riforma. “Il testo è buono anche grazie alla mediazione del ministro Orlando. Ci potrebbe essere anche qualche miglioramento – magari con la previsione dell’ ‘agente infiltratò, una sorta di microspia vivente diverso dall’ agente provocatore fondamentale per le inchieste sulla corruzione – ma il Csm dovrebbe comunque apprezzare lo sforzo di mediazione fatto dal Parlamento”.
Quanto alla prescrizione, “da sempre – dice il magistrato – sostengo che ci vuole un termine temporale fisso – fatti salvi l’ omicidio volontario e la strage – oltre il quale non è ragionevole per lo Stato processare un soggetto che magari è profondamente cambiato nel corso degli anni. È il principio della ragionevole durata del processo, per cui in caso di condanna di primo grado o in appello è giusto ipotizzare un rallentamento della prescrizione, più che un suo congelamento”. Infine Cantone torna sulle candidature degli impresentabili: “ci vorrebbero tre filtri successivi; il primo: la legge regola le incandidabilità per fatti gravi. Il secondo: un codice etico adottato dai partiti che stabiliscono davanti agli elettori qual è il livello dell’offerta politica in materia di onorabilità dei candidati. Il terzo: regole di opportunità politica che inducano a fare attenzione, con le dovute garanzie, se ci si trova davanti parenti stretti dei condannati per fatti gravi e a bloccare operazioni indecenti di trasformismo”.