In Italia sono le 14.45: i bambini stanno guardando La Melevisione, gli adulti impegnati in faccende domestiche mettono un film del pomeriggio di sottofondo. Qualche minuto dopo, un’interruzione inaspettata, seguita dalla sigla di un Telegiornale, inconsueto per quell’ora: un’edizione straordinaria. Il Tg ci porta a New York, dove sono passate da poco le 8: le immagini mostrano una delle Twin Towers in fumo. Non è ancora noto quello che sta accadendo, lo sarà di più quando in diretta televisiva un aereo si schianta sulla seconda torre ancora integra.
Torri gemelle crollo: la ricostruzione dei fatti
È l’11 settembre 2001, una data che segna uno spartiacque storico per il mondo occidentale. Gli Stati Uniti sono sotto attacco, sul loro territorio. In televisione è un’unica diretta: le agenzie del turismo seguono con timore gli accadimenti, sanno che da quel giorno prendere l’aereo per venire in Italia da turisti non sarà più lo stesso. E infatti prendere l’aereo, da quel momento in poi, diventerà un lungo passaggio sotto i metal detector, con divieti e proibizioni a cui bisognerà abituarsi.
L’allora presidente americano George W. Bush si trova in una scuola elementare a Sarasota, in Florida: è presente a una dimostrazione di lettura alla scuola elementare. Qualcuno gli si avvicina e gli sussurra qualcosa all’orecchio: il presidente americano cambia espressione sul viso, poi intavola nella sede scolastica una riunione d’emergenza.
Nel frattempo le notizie si susseguono pazze e a volte contraddittorie. Non solo New York: anche la contea di Arlington, alla periferia di Washington, è sotto attacco. Un altro aereo, sul Pentagono stavolta. E un quarto, invece, per l’atto di eroismo dei passeggeri, andrà a schiantarsi in Pennsylvania, nei luoghi di campagna dove George A. Romero girò nel 1968 il film La notte dei morti viventi. È un attacco terroristico, evidentemente, sul suolo americano. Il primo dopo Pearl Harbor. Ma allora si era già, volenti o nolenti, dentro una guerra mondiale, mentre questa sta appena per iniziare.
Verso le ore 10, passata più di un’ora dall’inizio dell’attacco, la prima Torre crolla, sollevando una nube di cenere e detriti. Circa 30 minuti dopo è il turno della seconda Torre. Il Pentagono, invece, mostra una ferita evidente sulla parete ovest. Il quarto aereo precipitato nella campagna di Shankville avrebbe potuto dirigersi verso la Casa Bianca, anche se la notizia non è mai stata confermate.
Torri gemelle crollo: il numero dei morti
Passato lo shock si contano i morti: sono 2.977 in totale. Un numero ingente, ma che esalta le proporzioni di un siffatto attentato terroristico. Nelle Torri Gemelle le vittime in tutto sono 2.606 e tra loro si contano anche 343 pompieri e 71 soccorritori in uniforme. Nei quattro aerei, invece, i morti sono 265, compresi i 19 terroristi kamikaze. Al Pentagono i morti sono 125 di cui 70 civili e 55 militari. Nel totale dei morti si contano anche quelle 3-4 persone decedute negli anni a seguire a causa dell’esposizione alle polveri diramatesi dopo il crollo delle Torri.
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La fine di Osama Bin Laden
Al Qaida rivendica l’attacco: la testa dell’organizzazione terroristica è Osama Bin Laden. Gli Stati Uniti non possono fare altro che rispondere. L’Afghanistan diventa territorio di guerra, ma il terrorista è ben nascosto e perlustrare le grotte del territorio diventa impresa improba. Muoiono molti civili afghani, soldati americani, affiliati ad Al Qaida, ma la testa di Osama Bin Laden è ancora salda sul collo, fin quando nella mattina del 2 maggio 2011 (negli States era ancora il 1° maggio) un commando dei Navy Seal entra in una palazzina di Abbottabad, in Pakistan, e uccide il capo di Al Qaeda e membri della sua famiglia. Il cadavere di Osama Bin Laden sarà poi trafugato e distrutto.