Immigrazione: durante il vertice di ieri a Bruxelles, l’Ue ha deciso di dare il via all’operazione militare nelle acque libiche.
Immigrazione: l’Europa contro i trafficanti
Dopo il vertice di Bruxelles di ieri, resta un nodo da sciogliere quello dell’accoglienza di 20mila richiedenti asilo e della “ricollocazione” di quelli già presenti sul suolo dell’Ue. Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca (hanno rigettato il piano, dunque, non gli è stata assegnata una quota) Polonia (5,64%) e Ungheria (1,79%), Slovacchia (1,78%) non hanno mai nascosto la propria ostilità al “sistema delle quote” proposto da Federica Mogherini. In questi ultimi giorni a complicare la discussione si è aggiunto il “no” della Francia (14,17%) che sembra aver trascinato anche la Spagna (9,1%).
La Comunità dei 28, d’altra parte, non ha avuto problemi ad approvare la fase iniziale dell’operazione anti-trafficanti. Anche se non ci sono stati problemi ad approvare la missione in Libia, resta l’incognita della risoluzione Onu che dovrebbe autorizzarla. In ogni caso, non si potrà dare il via all’operazione prima del 24 giugno, giorno fissato per la riunione dei capi di stato e di governo.
Immigrazione: EuNavFor Med
Il nome dell’operazione in Libia è EuNavFor Med cioè “Forza Navale Europea” per il Mediterraneo. A capo della missione ci sarà l’Italia; il comandante sarà l’Ammiraglio Armando Credendino che avrà il suo quartier generale al Comando Operativo Interforze (Coi) di Centocelle. EuNavFor ha un mandato di un anno, per i primi mesi avrà a disposizione un budget di 11,82 milioni di euro. Finora non è stata prevista, anche se non è esclusa, la collaborazione della NATO.
La missione, stando a quanto ha riferito la Mogherini, comprenderà tre fasi: controllo delle acque internazionali avvalendosi dell’intelligence, ricerca delle imbarcazioni usate dai trafficanti e distruzione delle stesse prima che vengano caricate, intervento diretto nei porti libici sempre con l’obiettivo di distruggere le imbarcazioni. Per gli ultimi due tipi di intervento è necessaria l’autorizzazione dell’ONU (la Russia chiederà di certo che non si ripeta l’errore del 2011), oltre che la collaborazione delle autorità libiche. Ieri, Ibrahim Dabbashi, ambasciatore di Tripoli al Palazzo di Vetro, ha dichiarato riferendosi alla decisione europea: “non è una buona idea”.